Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

sabato 12 agosto 2017

Divagazioni.

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Se è una cosa troppo intima da condividere, ditemelo. È questa: alzarsi il mattino, cercare due calzini che si assomiglino (non è che ne hai mille), sceglierli anche se uno è più lungo dell'altro, ma tanto li nascondi entrambi sotto i pantaloni, scoprire che il più corto non è soltanto più corto, è anche bucato, concludere che lo celerà la scarpa. Lo infili. Aspetta: e se finisci all'ospedale? Lì non puoi truccare. Le scarpe te le tolgono loro. Sarai anche mezzo morto, ma con un buco nel calzino sei morto tutto. La disgrazia sarebbe totale se si trattasse soltanto di un caso di curabile disidratazione: con te capace di intendere e di volere. Di intendere e di vedere: quello che direbbe il personale e come ti guarderebbe.

Conosco persone che escono di casa perfettamente vestite per il solo timore di finire all'ospedale. Non si può avere un'attenzione alla vita così pessimistica. Quante possibilità hai di finire all'ospedale nel corso della giornata, ipotizzando che tu faccia regolarmente gli scongiuri, una vita sana e regolata, attraversi col rosso e non attacchi briga con alcuno? Ammetto, tuttavia, che il contrario di questa attenzione, quindi la disattenzione, possa generare un mai prevedibile imbarazzo.

Un buco nel calzino è come il cellulare che alle otto di mattina suona per ricordarti che alle nove hai un appuntamento. Un buco nel calzino ti ricorda che potresti morire lasciando di te, di quello che hai fatto nella vita, soltanto lui: il buco.

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Posso divagare, ma nemmeno tanto? In Israele il Governo minaccia di chiudere gli uffici dell'emittente Al Jazeera, nella versione inglese e in quella originale in arabo. Proprio ora. Non hanno minacciato di farlo nemmeno durante la guerra in Libano e quelle di Gaza, durante l'Intifada. Old Bob Fisk vi ha scritto un articolo sull'Independent. Sta un po' troppo dalla parte di Al Jazeera, nel senso che secondo me capisce soltanto l'edizione inglese. Tuttavia: l'intenzione (o la minaccia) degli israeliani è un nuovo segnale di una direzione che il mondo sta prendendo. Se non stai con me, sei contro di me senza distinguo. Tendiamo spesso a ignorare fatti che avvengono lontano da noi, credendoli estranei alla nostra vita. Nulla di più ingannevole. Al Jazeera non è un'emittente libera: dipende da chi governa il Qatar, ci mancherebbe. Quante altre emittenti che producono anche informazione (e non soltanto in Medio Oriente) possono davvero dirsi libere dai poteri dentro gli Stati nei quali hanno depositato la loro ragione sociale?

L'informazione istituzionale, oggi, non è più potere: è soltanto emanazione di un potere, di più poteri. Di poteri che si fanno la guerra ideologica, economica e sul terreno. Nasce da qui l'indispensabilità di un'informazione libera sostenuta dal patto di fiducia sottoscritto con chi sceglie di seguirla. Ne riparleremo. Stiamo intanto a vedere come andrà a finire fra Al Jazeera e lo Stato israeliano. Ripeto: Al Jazeera non è il baluardo di un libero racconto del mondo, è soltanto una versione dei fatti. Una come tante, di cui abbiamo bisogno. Altrimenti, quante ne resterebbero? Una, due? E chi le sceglierebbe? Chi direbbe: questa sì, questa no?

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Torno al calzino bucato.

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In una cittadina francese, Arles, svolti l'angolo e finisci dentro l'insegna della Regìa municipale delle Pompe funebri. Leggi la scritta che dice: All'ascolto 24 ore su 24. Mette paura. Chi ascoltano al telefono: i morti? Leggi e rileggi e concludi invece che c'è qualcosa di consolatorio in questa insegna. L'hanno copiata dalle urgenze degli ospedali: non perdono tempo, sono pronti anche i becchini. Chiami e stai a vedere che ti resuscitano?

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Non bisogna vergognarsi di un calzino bucato. Significa che hai vissuto. Che vivi. Che cammini. Che osservi. Che guardi il mondo, con quelle due o tre cose che ti restano. Osservi, per dirne una, un ragazzo che bacia il suo cane, quasi lo bacia. Quante scene osserviamo andando in giro. Dovremmo essere liberi di andare in giro sempre. Siamo venuti al mondo per questo.

Il racconto del mondo significa girarlo anche quando non possiamo farlo, non ne abbiamo il tempo. Per scoprire ciò che ci piace e ciò che ci piace meno o punto. Anche per questo chiuderanno Al Jazeera in Israele, e fosse soltanto un problema geografico e di testata. Ripeto: non ritengo che AJ sia informazione libera, è soltanto una versione del mondo, legata al potere come molte altre. Serve, però, anche questa versione, per capire come siamo messi.

L'informazione libera, invece, è altra cosa: è sacrificio. Ne riparleremo.

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Mi piace questa coppia anziana che in Costa Azzurra, ferma al semaforo, alza le braccia verso il cielo e capisce di non avere un tetto sopra la testa. Viaggiano, lui e lei, a bordo di una carretta francese, ma si sentono liberi, anche se inchiodati al rosso. L'informazione libera è un po' come una macchina senza tetto. Un po'.







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