Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 21 ottobre 2016

Il senso del taccuino.

Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Di un piccolo vigile". Qui di seguito il consueto estratto:


C'è un bambino in mezzo alla strada, quanti anni avrà? Sette? Fai sette. Non può averne di più. È in mezzo a un crocevia, con i piedi piantati per terra. Indossa una divisa bianca: pantaloni e giacca. Ha anche un cappello, bianco. Si sbraccia, ma nemmeno tanto. Compie gesti precisi e misurati, sempre gli stessi, geometrie. Sta lavorando. Esprime autorità. Le auto si fermano quando il piccolo alza il braccio sinistro, mentre il destro, rivolto in un'altra direzione, fa su e giù, ripetendo più volte l'escursione di novanta gradi, la stessa ogni volta, al millimetro si direbbe: le auto ferme in attesa, alla vista di quel braccio si rimettono in movimento e passano oltre il crocicchio. Qualcuno deve averlo messo lì, quel moccioso, è la prima cosa che viene in mente. Messo lì a fare il vigile, in una città che non ha più nemmeno poliziotti, scappati chissà dove oppure a casa a dormire, una città che non ha più un governo, che non ha più leggi di fronte alle quali provare rispetto, che non ha più ordine.

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