Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 24 giugno 2016

Il senso del taccuino.

(c) 2016 weast productions
 Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Chissà che estate". Qui di seguito il solito estratto. Il Taccuino torna in settembre. Vi auguro una splendida estate!

La città è così grande che a volte le mette paura. Esce di casa e trattiene il respiro. Uno, due, tre, quattro. In realtà, comincia quando esce dalla doccia. Si prepara, la prende da lontano. Sei, sette, otto, nove. Appena in strada chiude gli occhi, anzi li ha già chiusi: da prima. Undici, dodici. Li stringe forte. Tredici, quattordici. Li riapre piano: le palpebre sono un sipario leggero strappato via dal rumore e dal solito vento leggero che non smette mai. Oh mai, oh mai. Oh mai! La televisione, ieri sera, ha detto che sono tempi difficili. La radio, questa mattina, l’ha confermato. E anzi ha rincarato la dose: sono tempi difficili e incerti. Quindici, sedici, diciassette. Incerti. Nel naso le entrano i profumi che la gente si è messa prima di uscire, anche lei, di casa. Nella testa le gira una cosa sola. Gira e rigira. Finché viene fuori: « Che palle ». A volte, fa bene dirlo. Ad alta voce. Così che uno, passando vicino, alza la testa. Mentre la paura se ne va. Un po’.

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