Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 13 maggio 2016

Il senso del taccuino.



Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Fare finta di vivere". Qui di seguito il consueto estratto:

Nuovo paragrafo. Entra in scena Pezza. Chiamavano Pezza quello con un occhio solo. Essendo l'altro (nel senso di occhio) morto, non operativo, spento. Ooohspento, e ricoperto da un pezzo di stoffa. Basta una minuscola, microscopica scheggia di metallo per spegnere. Gli occhi. I polmoni. Il cuore. Il fegato. Anche il fegato. Yes, sir. Andavano avanti con dieci parole inglesi. Non che ne usassero molte di più, nella loro lingua. A proposito di occhio: quello sinistro, nel caso di Pezza, spento come una sigaretta. «Hai detto: sigaretta?», disse l'altro. Che chiamavano: Filtro. Quello che «l'ossigeno fa male». Meglio il catrame, che si deposita sui polmoni come una benedizione. Fumava da quando aveva quattro anni. Anche lui, come Pezza: armato. E come Tappo: armato. Banda di fessi. Stronzi. Si può dire? Si può dire: stronzi? Si deve. Si deve dire. Filtro spinse giù una boccata. Di fumo. Sostengono che lo sport fa bene. Di un bene. Lo facciano gli altri. E fare la guerra? Cosa fa? Se facesse così male, ci sarebbe ancora uno, disposto a farla? Dicono che al mondo c'è più gente che fa la guerra che gente che fa l'amore. Vuoi vedere che? Che? «Vuoi vedere che aveva ragione, anni fa, quello che mi aveva chiesto di confessarmi?», disse Filtro. 

(© 2016 weast productions / riproduzione o linking soltanto con l'espresso consenso dell'autore).

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