Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

mercoledì 14 ottobre 2015

Una biro.

(c) 2015 weast productions


Averne una, di biro. Per scrivere quella che è la mia vita. Quello che è stata. E che è, nell'istante fermato dallo scatto. Se questo sembra retorico, zuccherato, provare a mescolarlo con la propria (la nostra) vita. Provare. Provare a uscirne vivi. Provare per continuare a crederci. Provarci, per perdere chili. Per perdere il grasso che occupa le arterie. La spocchia, che appesantisce quello che si dice in giro. L'ignoranza di chi parla e parla e parla e parla e parla e non finisce di parlare.

Averne una, di biro, per scriverti tutto quello che ho vissuto, e quello che non ho vissuto e non so nemmeno che si possa vivere. 

Una biro per metterti nero su bianco quello che dopo averlo letto va bene quello che dici, tutto quello che dici, ma dopo averlo letto. Almeno questo. Dopo averlo letto.

Quello che si chiama chiedere troppo. Forse chiedere troppo. Chiedere troppo se non ti risulto. Né io, né lei. Che per la cronaca è una lei e ha tre anni. Senza retorica. Gli anni non hanno retorica. 


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