Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 17 aprile 2015

Il senso del taccuino.

© 2015 weast productions
Domani, sabato, nel Senso del taccuino sulla Regione: "Una (vera) storia d'amore". Qui di seguito il solito (ma anche no) estratto:

Gli capitava anche da giovane: si svegliava, apriva gli occhi a metà, muoveva un piede, poi l'altro, poi una mano, poi l'altra, faceva risalire una palpebra, un po' di più, una sola, e si diceva che era vivo. Ogni mattina. Adesso che ha quasi ottant'anni, fa la stessa cosa. Non è un'abitudine: è un modo per non farsi sorprendere. Dalla vita; oppure dal suo contrario. Questione di sapere che cosa ti riserva la giornata, di qua o di là. Il bello di essere vivi, è che fai quello che ti pare. La frase gli si è formata appena sotto la fronte e resta lì, come una bella ragazza per niente infastidita dagli occhi che si sente addosso. Lui la guarda e riguarda e non trova nulla, ma proprio nulla che non vada bene, e visto che ormai è sveglio, la ripete dentro di sé, un paio di volte, concludendo che alla sua età non gli è passata la voglia di fare quello che gli pare. Per esempio? La bella ragazza dietro la fronte assume un'espressione impertinente e furba, senza dubbio familiare, un concentrato di vita che lo guarda e lui sente quell'onda piena di luce e irresistibile farsi avanti, andargli vicino fino quasi a pizzicargli la pelle sotto il pigiama, e proprio pensando alla sua pelle, a quanto sia incapace di nascondere tutto il tempo che le è passato sopra, lascia che quel “Per esempio?” compia il giro del mondo dentro la sua testa, una sonda capace di richiamare anche soltanto l'eco di tutto quello che è stato. Ma, cosa ancora più bella e di per sé inspiegabile, di fargli pensare alla giornata che ha davanti, a quella infinita distesa di tempo che andrà avanti fino a sera. 

martedì 7 aprile 2015

Perché si ammazzano. Domani in "Faccia da reporter".

Domani, in Faccia da reporter: "Perché si ammazzano". E perché, tutt'attorno, stride non ascoltabile (o perlomeno ascoltabile soltanto dopo immensa fatica: diciamo pure, con grande sacrificio) il lamento dei benpensanti. E perché sta prendendo forma, come un busto di plastilina, la versione più comoda dei fatti. La versione di un cocktail a bordo piscina. Quella che fa rima. Diciamo, questa sera, andando di fretta, questo. Domani il resto. Uguale a dire che il Medio Oriente è una brutta bestia. Che ci riguarda. Come tu guardi questa fotografia. E come questa fotografia guarda te.

© 2015 weast productions

venerdì 3 aprile 2015

Il senso del taccuino.

Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Con lo sguardo a pezzi". È la storia con qualche considerazione dello scatto della bambina con le mani alzate. Quello che ci dice. E perché, dopo averla guardata, non siamo più quelli che eravamo prima di guardarla. Qui di seguito due righe che anticipano:

La fotografia di Hudea è ovunque nel web, basta mettere il suo nome in un motore di ricerca per trovarla. È uno squarcio sulla tela del mondo. Chiede di essere guardata, a lungo, nell'istante medesimo in cui sospende il respiro e, sola, con le mani alzate attende di capire se resterà viva oppure no. A quattro anni. L'immagine di Hudea spezza qualsiasi luogo comune. Ci ritroviamo con lo sguardo a pezzi. Siamo costretti a prenderne in mano i frantumi e a rimetterli insieme. Dopo, soltanto, il nostro sguardo sarà diverso.