Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

domenica 27 luglio 2014

ll senso della biro_9. Not (really) out of context.

© 2014 weast peoductions
Titolo di questo scatto: "Syrian girl runs for cover from bombs". Lo sguardo che troviamo il tempo di dedicare alla vita degli altri è resistenza. Incontra lo sguardo che ci troviamo di fronte. Il presunto (e soltanto presunto) "fuori contesto" di questa fotografia (out of context) diventa, oggi, in questo istante, la cucitura che ci traghetta ad altri teatri  dove va in scena la realtà. Quando una immagine parla per altre, ci chiede senza fronzoli di diventare protagonisti di un'azione affidata al pensiero e alla libertà di opinione. Per essere e sentirci protagonisti di un atto di giustizia che proiettiamo sugli innocenti (avrà, questa parola, ancora un senso?), smontando, con questo medesimo sguardo, uno sguardo che aggiusta la realtà, il gioco feroce e impassibile delle parti. Di tutte le parti in causa. E (fintamente, perlomeno per quanto riguarda "la pelle degli altri", la sola che paga il prezzo) in guerra. 

venerdì 25 luglio 2014

Il senso della biro_8. Oggi non scrivo.

© 2014 weast productions
Gaza. Oggi non scrivo.

Il senso della biro_7. Morti. E ammazzati.

© 2014 weat productions
Quattordici anni fa avevo preso un taxi da Gerusalemme ed ero andato dritto fino a Ramallah. Senza posti di blocco israeliani. Una meraviglia. Avevo bevuto una birra e fumato una sigaretta. Qualche anno dopo (due anni, per essere preciso) ero salito sulla mia macchina targata Ticino, a Gerusalemme (importata via nave, vivevo lì), ed ero andato a Gaza. Ne ero pure uscito, affrontando controlli israeliani che definirei da operetta. Easy. Oggi? Non aggiungo altro. Nel 2005, quando i coloni israeliani se ne erano (finalmente) andati da Gaza, il mio amico e autista (di Gaza) Arafat mi aveva fatto una scenetta strepitosa, mimando e anticipando l'abbigliamento che avrebbe scelto e l'andatura che avrebbe assunto quando, parcheggiata la sua macchina, si sarebbe immesso nel corso pedonale di Tel Aviv. Una pacchia. Ma: a Tel Aviv non c'era mai potuto andare, chiuso dentro Gaza. Non so se si può scrivere, ma lo scrivo uguale: è andato tutto a farsi fottere. Gli israeliani, leggendomi, direbbero: vedi, c'è stato un tempo in cui i palestinesi erano liberi di spostarsi, anche in Israele... Corretto, ma non fino in fondo. Nel 2000, quando non capivo ancora nulla di Medio Oriente, avevo avuto la fortuna di incontrare Amira Hass, giornalista ebrea israeliana che in quegli anni raccontava al suo popolo la vita dei palestinesi, anche se non volevano sentirsela raccontare, non tutti almeno. Non ne faccio un mito (come fa qualcuno), ma è una giornalista intelligente.

Le avevo chiesto di aiutarmi a capire perché volavano tutte quelle pietre: era iniziata la seconda Intifada. Amira mi aveva spiegato un fatto solo: nei territori palestinesi, che i famosi (famigerati) accordi di Oslo avevano suddiviso in tre categorie (A, B, C), in una sorta cioè di gerarchia di “restituzione ad libitum”, gli israeliani continuavano a costruire insediamenti civili, insomma a portarci un sacco di gente. Non soltanto questo mi aveva spiegato, Amira: mi aveva pure detto che i progetti per la realizzazione di questi insediamenti realizzati nei territori ufficialmente destinati ai palestinesi risalivano al governo di Yizak Rabin, il primo ministro israeliano assassinato da un estremista ebreo nel 1995. Rabin aveva ricevuto il premio Nobel per la pace l'anno prima. Era considerato, dalla stampa e dalle cancellerie di tutto il mondo, una colomba. Di pace. Capito? Me lo aveva spiegato una giornalista israeliana, non il demonio.

I palestinesi avevano un altro premio Nobel ex aequo: Arafat. Un casinista. Una sera, a cena, aveva preso una mela, l'aveva tagliata in quattro spicchi e me l'aveva passata, allungando la mano già tremula dalla parte del tavolo dove stavo io, cioè di fronte a lui. Quando hai poco più di trent'anni, fa un certo effetto. Attorno ad Arafat ronzava la sua corte, mentre lui raccontava del primo carro armato che aveva acquistato da giovane. Una pacchia. Eppure tirava l'aria che tira a palazzo: un'aria che sa di trame e complotti. I palestinesi – e la loro causa – sono finiti anche sotto il rullo di questi intrighi, dentro questa ragnatela. Gli israeliani non c'hanno pensato due volte a farsi avanti e ad autoinvitarsi al banchetto. È il Medio Oriente, cari lettori.

Sappiamo, credo tutti, quanto è seguito. Attentatori sucidi, bombe, rappresaglie, invasioni. E un muro. E poi: la Svizzera che lancia gli Accordi di Ginevra, con la signora Calmy-Rey uguale (ma soltanto: prima) a Papa Francesco che accoglie (cosa di poche settimane fa) il presidente israeliano Peres e quello palestinese Abbas. Uno scambio di baaaaaci e miiiiicrobi. Una photo opportunity. Altro? Zero. Uno spot pubblicitario gratuito, per tutti. Eppure, ci hanno scritto chilometri di articoli sulla Pax vaticana. Palle.

Se lo dico, sembro un presuntuoso. Però lo dico: non fregava niente a nessuno. E prima di esprimere il prossimo pensiero premetto ciò che obbligatoriamente va premesso: ho molti amici israeliani. Davvero. Ora dico il mio pensiero: gli israeliani (la politica, l'establishment) sono riusciti a fare credere al mondo che non esiste più una causa palestinese, che esiste soltanto una faida interna tra i palestinesi. C'è del vero. Va aggiunto, però, che è stata innescata e coltivata dall'esterno, dagli israeliani e non soltanto da loro, anche dall'Occidente (che termine ridicolo e vuoto…) e dai paesi aaaarabi e musulmaaaani (vedi Turchia, Qatar...).

Quello che abbiamo davanti agli occhi oggi va in questa direzione, ne sono convinto e lo scrivo: le bombe che cadono su Gaza, cadono su chi? Sui soldati di Hamas? Ma se sono sotto terra... Cadono sulla gente: donne, bambini, genitori, vecchi, e sui giovani, sui ragazzi e sulle ragazze, sui profughi dieci volte profughi e sui feriti nuovamente feriti e infine morti ammazzati. Cadono sulle scuole. S.-u-l-l-e-s-c-u-o-l-e. Perché?

È una mia personalissima opinione, vale zero: eppure, sono convinto che dietro questa offensiva militare scatenata da Israele contro la Striscia si celi l'intenzione (il disegno) di neutralizzare il significato della parola resistenza e quindi azzerare il diritto dei palestinesi a vivere su un pezzo di terra (quanto ne resta?) che essi possano definire loro. Sulla quale mettere al mondo figli, sognare, progettare, comportarsi bene o male, come gli abitanti di Israele si comportano, bene o male anche loro.


Lo scopo di questa operazione militare isareliana è di allineare i palestinesi sull'asse della follia che si sta scatenando in Siria e in Iraq attraverso attori consenzienti e impazziti che avanzano, su fronti diversi, sotto la bandiera di un radicalismo islamico che non nasce dal nulla: nasce dai suoi sponsor. Uguale a un atleta, a un calciatore (quanto ci hanno rotto gli sponsor durante il mondiale...), a un pilota di Formula 1, eccetera. Meglio fronteggiare un nemico senza causa (una causa folle non è una causa) che un popolo ispirato da una causa. Più morti innocenti fai, più metti gli scampati con le spalle al muro. Non gli concedi alternativa. Li costringi alla riduzione di sé. Alla rabbia, nel senso di malattia. Tollwut, in tedesco, e fa più effetto. Ridotti a un'esistenza rabbiosa, disposta a seguire gli ordini di non importa quale imbonitore. I palestinesi hanno una causa, e questa dobbiamo difendere, salendo sulle barricate del pensiero. E dico bene DEL PENSIERO. Provate a immaginare tutto questo pensando al vostro giardino e al vostro vicino, distribuendo i ruoli, i torti e le ragioni, le occasioni mancate e quelle manipolate, quelle raccontate bene e quelle raccontate male dagli altri vicini. Funziona. Non so che ore siano da voi, ma nel mio mondo è tardi. Buonanotte.  

mercoledì 23 luglio 2014

Il senso della biro_6. Falsi amici.

Assil.
In queste ore sto pensando a Gaza e ad Assil. È viva e ha 12 anni. Quando l'avevo incontrata ne aveva due. E stava morendo per le ustioni causate non da una bomba, ma dall'acqua bollente: incidente domestico nella sua casa – si fa per dire – in Cisgiordania. Quel giorno avevo spento la telecamera: avrei fatto l'impossibile per salvarle la vita. Era stata ricoverata nell'ospedale palestinese Al Makassed, Gerusalemme est. Peggiorava ogni giorno. Diceva a sua madre, che la guardava dentro una stanza sporca: “smettila di piangermi addosso”.

Avevo fatto telefonate importanti anche in Svizzera, per capire se qualcuno si interessava. Zero. “Chieda a quello, chiami quella…”. Oggi c'è un'associazione, e molte persone che aiutano. 

Ero seduto di fronte al professore palestinese, primario del reparto dell'Al Makassed dove era “ricoverata” Assil: non capiva perché un occidentale se la prendesse tanto per la vita di quella bambina. “Ne muoiono tanti di palestinesi”, mi aveva detto. La faccio breve: quando ormai tutti avevano detto di no, ecco che richiama un medico arabo israeliano dalla Galilea, contattato due giorni prima. “È fatta, portatela ad Haifa”. Portarla è una parola. Per organizzare un'ambulanza (palestinese) con medico (palestinese) e attrezzature di cure intensive (palestinesi) a bordo è stata un'avventura di ore. Permessi israeliani, posti di blocco israeliani. Eppure: Assil è arrivata ad Haifa. L'ha salvata il Rambam Hospital. La vita gliel'ha ridata una squadra di medici ebrei e musulmani: hanno lavorato insieme. Ancora oggi è ad Haifa che Assil si reca per i controlli.

Sto pensando ad Assil è ho Gaza davanti agli occhi. Questi morti e Assil salvata. Non c'entra, un'azione non può cancellarne un'altra, un'azione non può perdonare una carneficina. Penso anche che l'intervento dei medici di Haifa non potrà mai farmi dimenticare l'indifferenza del professore palestinese di Gerusalemme. Lo rende soltanto più colpevole, e per sempre. Non potrà nemmeno farmi dimenticare gli altri ospedali israeliani, quelli che avevano detto di no.

Gaza, di nuovo. Quando tutti si metteranno a trattare e a decidere, forse verrà inventato un ammorbidimento delle condizioni di cui Gaza è vittima, qualche risultato ci sarà. Lo avranno ottenuto i morti, i civili. So però che non lo dirà nessuno, che i discorsi saranno sempre gli stessi e le bandiere sventolate sempre le stesse. Ci fosse, a Gaza, un solo monumento dedicato ai martiri, a quelli che hanno pagato e stanno pagando con la vita, donne, uomini, bambini. Con tutto il cemento che circola a Gaza, ne trovino un po' per farne una lapide. Ce ne fosse uno di quelli che oggi non vedi in circolazione perché stanno tutti sotto il loro cemento, protetti, loro sì, uno che prenda un microfono e dica “Grazie”. Perché se a Gaza qualcosa cambierà, sarà grazie ai morti, alla povera gente finita sotto le bombe israeliane e poi sotto terra. Sarà grazie al sacrificio di queste persone.

I filopalestinesi professionisti non mi sono mai stati simpatici. Si svegliano soltanto quando c'è sangue. Fanno bene, meglio che continuare a dormire. Ce ne fosse uno, però, anche tra di loro, che quando a Gaza tutto sarà finito, quando a Gaza forse avranno ottenuto qualche concessione, un'idea, perché no, di libertà, tenga gli occhi aperti: per verificare che sia una libertà vera, non quella che va bene ai vincitori ufficiali, autori di una vittoria divina o meno che sia, che nel frattempo avranno lasciato i loro bunker e si saranno messi a camminare sulle macerie. Ce ne fosse uno fra i filopalestinesi che lo dica: che se a Gaza troveranno un po' di libertà, dovrà essere libertà vera, libertà per tutti. Anche di pensiero, di espressione, e di tante altre cose ancora. Ce ne fosse uno che lo dica, a chi a Gaza comanda, anche urlando se serve e ponendo condizioni, che la libertà vera concessa alla popolazione è il solo modo per dare dignità ai morti causati dal macello israeliano. Stare con Gaza significa questo. Il resto è autopromozione, roba da falsi amici. Il pensiero militante è diverso.



lunedì 21 luglio 2014

Il senso della biro_5. Matti di guerra.

Dopo, quando entrerà in vigore il solito cessate il fuoco, e ciascuno (su entrambi i fronti) gli darà il senso che più gli conviene: la solita, prevedibile estasi retorica. Vittoria, divina o meno che sia, strategica o soltanto fortuita, la vittoria di un popolo contro una banda di tagliagole o quella di un gruppo di resistenti contro un esercito di usurpatori. O la vittoria di Dio, va bene, ma quale: il tuo, il mio, chi lo sa? Troveranno le parole, vedrete. Indispensabili a dare un senso a ciò che non ha senso. E siccome di stomaco siamo buoni, digeriremo anche tutta questa frittura scritta e pronunciata sulla pelle degli altri. È, tuttavia, importante precisare, come sempre, che qui stiamo giudicando - per quanto ci sforziamo di non farlo - popoli che non pensano come noi, popoli che vivono in un mondo diverso. Eppure. Qui di seguito, un po' a caso, Faccia da reporter pubblica una serie di scatti di piccoli sopravvissuti alle guerre di Gaza. Chi con le radiografie del proprio cervello, chi senza: tutti in attesa di un appuntamento con lo psichiatra. Che - essendo anche lui, lo psichiatra, di Gaza, cioè messo male -  ha una sola ricetta ai loro devastati stati d'animo: la chimica. Chili di pastiglie, per stare tranquilli e tornare, aspetta che trovo la parola, eccola: normale. Normale come? Non lo so. I soggetti di queste fotografie sono tutti ufficialmente MATTI. Matti di guerra. Quelli morti riposano, non so se in pace o inconsolabili per tutti gli anni che gli hanno impedito di vivere. Per carattere, prediligo l'ipotesi meno consolatoria, di solito c'azzecca. Credo, nella mia totale incapacità (avversità, ok?) a produrre analisi sulla situazione a Gaza (non soltanto), che questa offensiva in corso abbia un obiettivo chiaro: far crescere una generazione di svitati, di psicopatici, di psicolabili. Di giovani palestinesi che un giorno saranno adulti: incapaci di intendere e di volere. Di volere, soprattutto. Che cosa, sir? La libertà, ad esempio, che ne dite? La pace, anche, andrebbe questa come prospettiva? Una generazione di piccoli ingranditi con il cervello reso marcio dalle bombe. Se fossi un analista accreditato, lo scriverei sui giornali. Non essendo accreditato (o: non essendo un analista), lo scrivo qui. Per me basta (date un'occhiata alla stampa internazionale degli scorsi giorni…).










mercoledì 16 luglio 2014

Il senso della biro_4. I nomi.

© weast productions 2014
I nomi dei morti causati dai bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza forniti dal Ministero della sanità di Gaza ad Al Jazeera English, la quale pubblica i nomi delle vittime israeliane causate dai razzi sparati dalla Striscia e dei soldati israeliani morti in combattimento. Ultimo aggiornamento: mercoledì 24.7 ore 19.30 GMT. Queste indicazioni sono fornite senza che Faccia da Reporter le possa tuttavia verificare (double check) direttamente. 


1. Mohammed Shaaban, 24, killed in Gaza.
2. Amjad Shaaban, 30, killed in Gaza.
3. Khader al-Bashiliki, 45, killed in Gaza.
4. Rashad Yassin, 27, killed in the Nusseirat refugee camp.
5. Mohammed Ayman Ashour, 15, killed in Khan Younis.
6. Riad Mohammed Kawareh, 50, killed in Khan Younis.
7. Bakr Mohammed Judeh, 22, killed in Khan Younis.
8. Ammar Mohammed Judeh, 26, killed in Khan Younis.
9. Hussein Yousef Kawareh, 13, killed in Khan Younis.
10. Mohammed Ibrahim Kawareh, 50, killed in Khan Younis.
11. Mohammed Aahed Habib, 22, killed in Gaza.
12. Ahmed Moussa Habib, 16,  killed in Gaza.
13. Saqr Ayesh al-Ajuli, 22, killed in Jabalia.
14. Ahmed Nael Mahdi, 16, killed in Gaza.
15. Basil Salem Kawareh, 10, killed in Khan Younis.
16. Hafez Mohammed Hamad, 30, Islamic Jihad commander, killed in Beit Hanoun.
17. Ibrahim Mohammed Hamad, 26 killed in Beit Hanoun.
18. Mahdi Mohammed Hamad, 46 killed in Beit Hanoun.
19. Fawziya Khalil Hamad, 62, killed in Beit Hanoun.
20. Dunya Mahdi Hamad, 16, killed in Beit Hanoun.
21. Suha Hamad, 25,  killed in Beit Hanoun.
22. Suleiman Salman Abu Sowaween, 22, killed in Deir al-Balah.
23. Siraj Ayad Abdelal, 8, killed in Khan Younis.
24. Abdel Hadi Jumaa al-Sufi, 24.
25. Rashid al-Kafarneh, 30, killed in Beit Hanoun.
26. Nayfeh Farajallah, 80,
27. Abdel Nasser Abu Kweik, 60, killed in Beit Hanoun.
28. Khaled Abu Kweik, 31, killed in Beit Hanoun.
29. Mohammed Arif, 13, killed in Gaza.
30. Mohammed Malake, 1½, killed in Gaza.
31. Hanaa Malake, 27, killed in Gaza.
32. Hatem Abu Salem, unreported age
33. Mohammed Khaled al-Nimre, 22, killed in Gaza.
34. Sahar Hamdan al-Masri, 40, killed in Beit Hanoun.
35. Mohammed Ibrahim al-Masri, 14, killed in Beit Hanoun.
36. Mohammed Khalaf al-Nawasra, 4, killed in al-Maghazi.
37. Nidal Khalaf al-Nawasra, 5, killed in al-Maghazi.
38. Aicha Najm, 20, killed in al-Maghazi.
39. Salah Awad al-Nawasra, 6, killed in al-Maghazi.
40. Mahmoud Nahed al-Nawasra, unreported age.
41. Amal Yousef Abdel Ghafour, 27, killed in Khan Younis.
42. Raneem Judeh Abdel Ghafour, 1½, killed in Khan Younis.
43. Ibrahim Daoud al-Balaawi, 24, killed in Rafah.
44. Abdel Rahman Jamal al-Zamli, 22, killed in Rafah.
45. Ibrahim Ahmed Abdeen, 42, killed in Rafah.
46. Mustafa Abu Murr, 20, killed in Rafah.
47. Khaled Abu Murr, 23, killed in Rafah.
48. Mazen Faraj al-Jarba, 30, killed in Deir al-Balah.
49. Marwan Isleem, 27, killed in Deir al-Balah.
50. Hani Saleh Hamad, 57, killed in Beit Hanoun.
51. Ibrahim Hamad, 20, killed in Beit Hanoun.
52. Salima Hassan Maslam al-Arja, 60.
53. Mariam Atiah Mohammed al-Arja, 11.
54. Hamid Shihab, 37, killed in Gaza.
55. Ibrahim Khalil Qanan, 24, killed in Khan Younis.
56. Mohammed Khalil Qanan, 26, killed in Khan Younis.
57. Suleiman al-Astal, 55, killed in Khan Younis.
58. Hamdi Badie Sawali, 33, killed in Khan Younis.
59. Mohammed al-Akkad, 24, killed in Khan Younis.
60. Ahmed Sawali, 28, killed in Khan Younis.
61. Raed Shalat, 37.
62. Mahmoud Lutfi al-Hajj, 58, killed in Khan Younis.
63. Asmaa Mahmoud al-Hajj, 22, killed in Khan Younis.
64. Tarik Saad al-Hajj, 18, killed in Khan Younis.
65. Saad Mahmoud al-Hajj, 17, killed in Khan Younis.
66. Najlaa Mahmoud al-Hajj, 29, killed in Khan Younis.
67. Fatima al-Hajj, 12, killed in Khan Younis.
68. Omar al-Hajj, 20, killed in Khan Younis.
69. Basima Abdel Fattah al-Hajj, 57, killed in Khan Younis.
70. Ahmed Salim al-Astal, 24, killed in Khan Younis.
71. Moussa Mohammed al-Astal, 50, killed in Khan Younis.
72. Raed al-Zawarea, 33, killed in Khan Younis.
73. Bahaa Abu al-Leil, 35, Islamic Jihad member, killed in Gaza.
74.Salem Qandil, 27, Islamic Jihad member, killed in Gaza.
75. Amer al-Fayyoumi, 30, Islamic Jihad member, killed in Gaza.
76. Abdallah Ramadan Abu Ghazal, 5, killed in Beit Hanoun.
77. Islamel Hassan Abu Jamaa, 19, killed in Khan Younis.
78. Mohammed Ehsan Farwane, 18, killed in Khan Younis.
79. Mahmoud Talee Wallud, 26, Islamic Jihad member, killed in Jabalia.
80. Hazem Ibrahim Baaloushe, 30, Islamic Jihad member, killed in a civilian car in Jabalia.
81. Udai Rafik al-Sultan, 27, killed in Jabalia.
82. Hassan Awda Abu Jamaa, 75, killed in Khan Younis.
83. Yasmin Mohammed al-Mutwak, 4, killed in Beit Hanoun.
84. Ahmed Zaher Hamdan, 24, killed in Beit Hanoun.
85. Mohammed Kamal al-Kahlout, 25, killed in Jabalia.
86. Sami Andan Shaldan, 25, killed in Gaza.
87. Jumaa Atiah Shallouf, 25, killed in Rafah.
88. Bassam Abdel Rahman Khattab, 6, killed in Deir al-Balah.  
89. Abdellah Mustafa Abu Mahrouk, 22, killed in Deir al-Balah.
90. Anas Rizk Abu al-Qas, 33 killed in Gaza.
91. Nour Marwan al-Najdi, 10, killed in Rafah.
92. Mohammed Mounir Ashour, 26, killed in Rafah.
93. Ghalia Deeb Jaber Ghanem, 57, killed in Rafah.
94. Wissam Abdel Razek Hassan Ghannam, 31, killed in Rafah.
95. Mahmoud Razek Hassan Ghannam, 28, Islamic Jihad member, killed in Rafah.
96. Kifah Shahadeh Deeb Ghannam, 33, killed in Rafah.
97. Raed Hani Abu Hani, 31, killed in Rafah.
98. Shahraman Ismaeil Abu al-Qas, 42, killed in Al-Breij.
99. Mazen Mustafa Aslan, 63, killed in Al-Breij.
100. Mohammed Rabih Abu Humeidan, 65, killed in northern Gaza.
101. Shahd al-Qreinawi, 7, killed in Al-Breij.
102. Abdel Halim Abdel Moeti, 54.
103. Hussein al-Mamlouk, 47, killed in Gaza.
104. Saber Sukkar, 80, killed in Gaza.
105. Nasser Mohammed Sammame, 49, killed in Gaza.
106. Rami Abu Musaed, 23, killed in Deir al-Balah.
107. Mohammed al-Sumeiri, 24, killed in Deir al-Balah.
108. Husam Eddine al-Razayne, 39, killed in Jabalia.
109. Anas Youssef Qandil, 17, killed in Jabalia.
110. Abdel Rahim Saleh al-Khatib, 38, killed in Jabalia.
111. Youssef Mohammed Qandil, 33, killed in Jabalia.
112. Mohammed Idris Abu Sanena, 20, killed in Jabalia.
113. Hala Weshahi, 31, killed in the disabled centre in Jabalia.
114. Suha Abu Saada, 38, killed in the disabled centre in Jabalia.
115. Ali Nabil Basal, 32, killed in Gaza.
116. Mohammed Bassem al-Halabi, 28, killed in Gaza.
117. Mohammed al-Suweiti, 20, killed in Gaza.
118. Ibrahim Nabil Hamade, 30, killed in Gaza.
119. Hassan Ahmed Abu Ghoush, 24, killed in Gaza.
120. Ahmed Mazen al-Balawi, 26, killed in Gaza.
121. Rateb Sobhi Youssuf al-Saifi, 22, killed in Al-Zaitoun.
122. Azmi Mahmoud Taha Obeid, 51, killed in shelling on Radwan street.
123. Nidal Mohammed Ibrahim Abu al-Malsh, 22, killed in shelling on Radwan street.
124. Suleiman Saeed Younis Obeid, 56, killed in shelling on Radwan street.
125. Ghassan Ahmed al-Masri, 25, killed in shelling on Radwan street.
126. Mustafa Mohammed Taha Anabe, 58, killed in shelling on Radwan street.
127. Rifaat Yousef Amer, 36, killed in Gaza.
128. Mohamed Idriss Abo Sowaylim, 20, killed in Jabalia.
129. Fadi Yaqoub Sukar, 25, killed in Gaza.
130. Qassim Jabr Adwan Ouda, 16, killed Khan Younis.
131. Mohammad Ahmed Bassal, 19, killed in Gaza.
132. Muhannad Yousuf Daheir, 23, killed in Rafah.
133. Mahmoud Abdallah Sharahta al-Shammal, 53.
134. Shadi Mohammed Zaareb, 21, killed in Rafah.
135. Imad Bassam Zaareb, 21, killed in Rafah.
136. Nahed Naeem al-Batesh, 41, killed in Gaza.
137. Bahaa Majed al-Batesh, 28, killed in Gaza.
138. Qusai Issam al-Batesh, 12, killed in Gaza.   
139. Aziza Yousuf al-Batesh, 59, killed in Gaza.
140. Mohammed Issam al-Batesh, 17, killed in Gaza.
141. Ahmed Naaman al-Batesh, 27, killed in Gaza.
142. Yahia Alaa al-Batesh, 18, killed in Gaza.
143. Jalal Majed al-Batesh, 26, killed in Gaza.
144. Mahmoud Majed al-Batesh, 22, killed in Gaza.
145. Marwa Majed al-Batesh, 25, killed in Gaza.
146. Majid Sobhi al-Batesh, unkown age, killed in Gaza.
147. Khaled Majed al-Batesh, 20, killed in Gaza.
148. Ibrahim Majed al-Batesh, 18, killed in Gaza.
149. Manar Majed al-Batesh, 13, killed in Gaza.
150. Amal Hassan al-Batesh, 49, killed in Gaza.
151. Anas Alaa al-Batesh, 10, killed in Gaza.
152. Qusai Alaa al-Batesh, unknown age, killed in Gaza.
153. Rami Abu Shanab, 25, killed in Deir al-Balah.
154. Khawla al-Hawajri, 25, killed in Nuseirat.
155. Mohammed Ghazi Arif, 35, killed in Gaza.
156. Ghazi Mustafa Arif, 62, killed in Gaza.
157. Ahmed Yousef Dalloul, 47, killed in Gaza.
158. Hijazia Hamed al-Hilou, 80, killed in Gaza.
159. Muayed al-Aaraj, 3, killed in Khan Younis.
160. Fawziya Abdelal, 73, killed in Gaza.
161. Haitham Ashraf Zaareb, 21, killed in Rafah.
162. Laila Hassan al-Awdat al-Maghazi, 41.
163. Hussam Ibrahim al-Najjar, 14.
164. Ruwaida Abu Harb, 30.
165. Izzedine Bulbul, 25, killed in Gaza.
166. Hussein Abdel Qader Muheisen, 19, killed in Gaza.
167. Qassem Talal Hamdan, 23, killed in Beit Hanoun.
168. Maher Thabet Abu Mur, 24, killed in East Rafah.
169. Mohammed Salem Abu Breis, 65, killed in east Deir al-Balah.
170. Saddam Mousa Moammar, 23, killed in east Deir al-Balah.
171. Moussa Shahda Moammar, 60, killed in east Deir al-Balah.
172. Hanadi Hamdi Moammar, 27, killed in east Deir al-Balah.
173. Adham Mohammed Abdel-Fatah Abdelal, 25, killed in Gaza.
174. Hamid Suleiman Abu al-Araj, 60, killed in Deir al-Balah.
175. Abdallah Mahmoud Baraka, 24, killed in Khan Younis.
176. Tamer Salam Qudeih, 37, killed in Khan Younis.
177. Ziad Maher al-Najjar, 17, killed in Khan Younis.
178. Ziad Salem al-Shawi, 25, killed in Rafah.
179. Mohammed Yassir Hamdan, 24, killed in Gaza.
180. Mohammed Shakib al-Agha, 22, killed in Khan Younis.
181. Mohammed Younis. Abu Youssef, 25, killed in Khan Younis.
182. Sara Omar Sheikh al-Eid, 4, killed in Rafah.
183. Omar Ahmed Sheikh al-Eid, 24, killed in Rafah.
184. Jihad Ahmed Sheikh al-Eid, 48, killed in Rafah.
185.  Kamal Atef Yousuf Abu Taha, 16, killed in Khan Younis.
186. Ismael Nabil Ahmed Abu Hatab, 21, killed in Khan Younis.
187. Ahmed Younis. Abu Youssef, 28, killed in Khan Younis.
188. Bushra Khalil Zaareb, 53, killed in East Rafah.
189. Atwa Umeir al-Ammour, 58, killed in east Khan Younis.
190. Ismael Salim al-Najjar, 46, killed in Khan Younis.
191. Mohammed Ahmed Ibrahim al-Najjar, 49, killed in Khan Younis.
192. Suleiman Abu Louli, 33, killed in Khan Younis.
193. Sobhi Abdel Hamid Mousa, 77, killed in Khan Younis.
194. Ismael Fattouh, 24, killed in Gaza.
195. Saleh Saeed Dahleez, 20, killed in Rafah.
196. Yassir Eid al-Mahmoum, 18, killed in Rafah.
197. Khalil al-Ashafi, 66, killed in Hajar al-Deek.
198. Mohammed Abdallah al-Rahuk, 23, killed in Rafah.
199. Mohammed Ismael Abu Ouda, 27, killed in Rafah.
200. Mohammed Sabri al-Debari, 20, killed in Rafah.
201. Abdallah Mohammed Abdallah al-Arjani, 19, killed in Khan Younis.
202. Ahmed Adil Ahmed al-Nawajha, 23, killed in Rafah.
203. Mohammed Tayseer Sharab, 23, killed in Khan Younis.
204. Farid Mahmoud Abu Daqqa, 33, killed in Khan Younis.
205. Ashraf Khalil Abu Shana, 33, killed in Rafah.
206. Khodra Salameh Abu Dakka, 24, killed in Khan Younis
207. Omar Ramadan Hassan Abu Dakka, 24, killed in Khan Younis.
208. Ibrahim Ramadan, 10, killed in Khan Younis.
209. Ahed Bakr, 10, Gaza beach
210. Zakaria Bakr, 10, Gaza beach
211. Mohammed Bakr, 11, Gaza beach
212. Ismail Bakr, 9, Gaza beach
213. Abdel Rahman Khalil al-Sarhi, 37, killed in Gaza
214. Hamza Raed Thari, 6, killed Jabalia
215. Akram Mohamed Abo Amer, 34, Killed in Khan Younis
216. Kamal Mohamed Mohamed Abo Amer, 38, killed in Khan Younis.
217. Hussein Abdel Latif Al Astal, 23, killed in Kahn Younis.
218. Roqayyah Al Astal, 70, killed in Khan Younis.
219, Yasmin Al Astal, 4, killed in Khan Younis.
220. Osama Mahmoud Al Astal, 6, killed in Khan Younis.
221. Hussam Jamal Shamloukh, 23, killed in Sheikh Ajleen in Gaza.
222. Mohamed Kamel Abdel Rahman, 30, killed in Gaza.
222. Mohamed Kamel Abdul-Rahman, 30, Gaza.
223. Mohamed Mahmoud al-Qadim, 22, Deir al-Balah.
224. Zainab Mohamed Saeed al-Abadla, 71, Khan Younis.
225. Mohamed Abdul-Rahman Hasouna, 67, Rafah.
226. Ahmed Raihan, 23, Beit Lahya.
227. Saleh Salem Fayyad, 25, Deir al-Balah.
228. Abdullah Salem al-Akhras, 25, Rafah.
229. Bashir Mohamed Abdul-Aal, 20, Rafah.
230. Mohammed Ziad Ghanem, 25, Rafah.
231. Mohamed Ahmed al-Hut, 41,Rafah.
232. Ismaeil Youssef El Kafarneh, age unknown, Beit Hanoun.
233. Fullah Tarek Shehebar, age unknown, location unknown.
234. Jehad Essam Shehebar, age unknown, location unknown.
235. Wassim Essam Shehebar, age unknown, location unknown.
236. Hamza Hossam Al Abadleh, 29, killed in Khan Younis.
237. Rahaf Khalil Al Jabbour, 4, killed in Khan Younis.
238. Abed Ali Ntaiz, 26, Gaza
239. Mohamed Salem Ntaiz, 4, Gaza
240. Mohamed Shadi Ntaiz , 15, Gaza
241. Salah Saleh El-Shafei, 24, Khan Younis
242. Majdi Suleiman Salama Jbara, 22, Rafah
243. Fares Jumaa al-Mahmoum, 5 months, Rafah
244. Nasim Mahmoud Naser. 22, Beit Hanoun
245. Karam Mahmoud Naseer, 20, Beit Hanoun
246. Omar Eid Awad al-Mahmoum, 18, Rafah
247. Salima Suleiman Ghayadh, 70, Rafah
248. Rani Saqr Abu Tawila, 30, Gaza
249. Hammad Abdul-Karim Hammad Abu Lihya, 23, Khan Younis
250. Mohamed Abdul Fattah Rashad Fayyad, 26, Khan Younis
251. Mahmoud Mohammed Fayyaz, 25, Khan Younis
252. Basem Mohammed Mahmoud Madhi, 22, Rafah
253. Amal Khader Ibrahim Dabour, 40, Beit Hanoun
254. Ismail Youssef Taha Qassim, 59, Beit Hanoun
255. Bilal Mahmoud Radwan, 23 years, Khan Younis
256. Munther Radwan, 22, Khan Younis
257. Ahmed Fawzi Radwan, 23, Khan Younis
258. Mahmoud Fawzi Radwan, 24, Khan Younis
259. Hani Asad Abdul-Karim al-Shami, 35, Khan Younis
260. Mohamed Hamdan Abdul-Karim al-Shami, 35, Khan Younis
261. Mahmoud Fawzi Redouane ,24, killed in Khan Younis
262. Ahmed Ismail Abu Muslim Abraj, 14.
263. Mohammed Ismail Abu Muslim Abraj, 13.
264. Hossam Muslim Abu Eissa ,26.
265. Ahmed Abdallah Bahnassaoui, 25.
266. Saleh Zgheidi, 20, killed in Rafah
267. Alaa Abu Shabat, 23, killed in Rafah
268. Ahmed Saled al-Ghalban,23, killed in Khan Younis
269. Hamada Abdallah Mohammed Al Bashti, 21.
270. Abdallah Jamal Smeiri, 17, Killed in Khan Younis
271. Mahmoud Ali Darwish, 40.
272. Walaa Al Qarra, 20, Killed in Khan Younis
273. Raafat Mohammed Al Bahloul, 35, killed in Khan Younis
274. Mohammed Awad Matar, 37, killed in Gaza
275. Hamza Mohamed Abu Hsain, 27, killed in Rafah
276. Youssef Hassan Ibrahim Al-Asstal, 23, killed in Gaza
277. Emad Hamed Elwan, 7, killed in Gaza
278. Qassem Hamed Elwan, 4, killed in Gaza
279. Sara Mohammed Al Bustan, 13, killed in Gaza
280. Rizk Ahmed Al Hayek, 2, killed in Gaza
281. Naim Moussa Abou Jarad, 23.
282. Abed Moussa Abu Jarad, 30.
283. Seham Moussa Abu Jarad, 26.
284. Rajaa Alyan Abu Jarad, age uknown.
285. Child from Abu Jarad family, age unknown.
286. Mustafa Faisal Abu Sneina, 32.
287.Ammar Faisal Abu Sneina, 18.
288. Nizar Fayez Abu Sneina, 38.
289. Ismail Ramadan Salmy Alllawlahi, 21.
290. Ghassan Salem Mussa Abu Azeb, 28, killed in Khan Younis
291. Haniyeh Abderrhman Abu Jarad, 2
292. Mussa Abderrahman Abu Jarad, 6 months.
293. Ahlam Mussa Abu Jarad, 4.
294. Mohammed Talal Al Sanee, 20, killed in Rafah
295. Unnamed.
296. Amjad Salem Shaeth, 15, in Moraj

297. Ayad Ismael AlRaqab, 26, in Bani Sila in Khan Younis

298. Yehia Bassam Mohammed AlSarri, 20, in Khan Younis

299. Mohammed Bassam AlSarri, 17, in Khan Younis

300. Mahmoud Reda Salhiya, 56, in Khan Younis

301. Mostafa Reda Salhiya, 21, in Khan Younis

302. Mohammed Mostafa Reda Salhiya, 22, in Khan Younis

303. Ibrahim Jamal Kamal Nasr, 13, in Khan Younis

304. Wasm Reda Salhiya 15, in Khan Younis

305. Ahmed Mahmoud Hasan Aziz, 34, Abraj Al-Nada in north Gaza

306. Saeed Ali Issa, 30, in Hajar Al-Deek

307. Raed Walid Laqqan, 27, in Khan Younis
308. Mohamed Jihad al-Kara, 29, Khan Younis
309. Rochdi Khaked Nasr, 24, Khan Younis
310. Raed Walid Laqqan, 27, Khan Younis
311. Raafat Ali Bahloul, 36, Khan Younis
312. Bilal Ismaeel Abu Daqqa, 33, Khan Younis
313. Mohamed Ismaeel Samour, 21,  Khan Younis
314. Ismaeel Ramadan al-Loulhi, 21, Khan Younis
315. Mohamed Ziad al-Rahl, 6, Beit Lahia
316. Mohamed Abu Zaanouna, 36, Gaza
317. Mohamed Rafiq al-Rahl, 22, Beit Lahia
318. Fadhl Mohamed al-Banna, 29, Jbalya
319. Mohamed Atallah Awda Saadat, 25, Beit Hanoun
320. Mohamed Abel Rahman Abu Hamad, 25, Beit Lahia
321. Maali Abu Zeid al-Wasta, 24, location unknown
322. Mahmoud Abdel Hamid al-Zouaydi, 23, Beit Lahia
323. Dalia Abdel Hamid al-Zouaydi, 37, Beit Lahia
324. Rouya Mahmoud al-Zouaydi, 6, Beit Lahia
325. Nagham Mahmoud al-Zouaydi, 2, Beit Lahia
326. Ahmed Hamouda, 10, Beit Lahia
327. Omar hamouda, 7, Beit Lahia
328. Mohamed Rezq Mohamed Hamouda, 18, Beit Lahia
329. Mohamed Khaled Jamil al-Zouaydi, 20, Beit Lahia
330. Mohamed Ahmed al-Saaedi, 18
331. Tarek al-Hattou, 26
332. mahmoud al-Sherif, 24
333. Abdel Rahman Barrack, 23
334. Mahmoud Anwar abu-shabab 16 killed in rafah.
335. Moemin Tayseer Al Abd Abudan 24, killed in Al-Wustah
336. Abdalaziz Sameer abu-zaatar, 31, killed in Al-Wustah
337. Mohamed Ziyad Zaboot, 24, killed in Gaza
338. Hatim Ziyad Zaboot, 22, killed in Gaza
339. Ahmed Maheer Mohamed Abu-Thuraya, 25, killed in Al-Wustah
340. Abdullah Ghazy Abdullah Al-masry, 30, killed in Al-Wustah
341. Ayman Hashim Al-naoqi, 25, killed in Al-Wustah
342. Akram Mahmoud Al-Mutawaq, 37, killed in jabaliah
343. Salim Ali Abu Al-saada, unidentified, killed in khan younis
344. Husni Mahmoud Alabasi, 56, killed in rafah
345. Mohamed Mahmoud mamar, 30, killed in rafah
346. Hamzah Mahmoud mamar, 21, killed in rafah
347. Anas Mahmoud mamar, 17, killed in rafah
348. Mohamed Ali Jundiya, 38, killed in Gaza
349. Mohamed Ali moharib, 38, killed in Al- Shujayea Area
350. Fahmi Abdalaziz Abu-saeed, 29, from the central province
351. Ahmed Tawqeeq Zanoon, 26, killed in Rafah
352. Suhaib Ali Juma Abu-qurat, 21, killed in Rafah
353.Asama Khalil Alhay, unidentified, unidentified
354. Khalil Asama Alhay, unidentified, unidentified
355. Amamat asama Alhay, unidentified, unidentified
356. Hala Saqir Abu-heen, unidentified, unidentified
357. Hameed Sabah Mohamed Abu-fojo, 22, unidentified
358. Tawfeeq Marshood, 52, Killed in Gaza
359. Hiba Hamid Alsheikh Khalil, 14, Killed in Gaza
360. Tawfeeq Albarawi Marshood, unidentified, killed in Al-Shujayea area
361. Ahmed Esehaq Al-Ramalaweey, unidentified, killed in Al-Shujayea area
362. Hiba Hamid Alsheikh Khalil, unidentified, killed in Al-Shujayea area(Name is Repeated, but different area)
363. Marwa Sulaiman AlSarsaweia, Unidentified, killed in Al-Shujayea area
364. Raeid Mansoor Nayfa, Unidentified, killed in Al-Shujayea area
365. Asama Rabhi Eid, Unidentified, killed in Al-Shujayea area
366. Ahid Moosa Alsarsaq, Unidentified, killed in Al-Shujayea area
367. Al-Masaf Fooad Jabir, Unidentified, Palestinian medic killed in Al-Shujayea area
368. Khalid Hamid, Unidentified, Palestinian journalist killed in Al-Shujayea area
369. Unidentified body, unidentified, killed in Al-Shujayea area
370. Unidentified body, unidentified, killed in Al-Shujayea area
371. Samar Osama Al Halaq, 29, killed in El-Ramal
372. Kanan Akram Al Halaq, 5, killed in El-Ramal
373. Hany Mohamed Al Halaq, 29, killed in El-Ramal
374. Souad Mohamed Al Halaq, 62, killed in El-Ramal
375. Saji Al Halaq, age still unreported, killed in El-Ramal
376. Ibrahim Khalil Ammar, age still unreported, killed in El-Ramal
377. Ahmed Yassen, age still unreported, killed in El-Ramal
378. Unidentified body
379. Rayan Tayseer Abo Jamea, 8, killed in Khan Younis
380. Fatma Mahmoud Abo Jamea, age unreported but elderly, killed in east Khan Younis
381. Manwa Abdelbasset Ahmed Al Sabea, 37, killed in Beit Hanoun
382. Osama Khalil Ismeal Al Hayya, 30
383. Osama Rabahi Shata Ayyad, 31
384. Ibrahim Aref Ibrahim al Ghallayeeni, 26
385. Israa Yasser Atiya Hamdeeya, 28
386. Akram Mohammed Ali Alsakafi, 63
387. Eman Khalil Abd Ammar, 9
388. Eman Mohammed Ibrahim Hamada, 40
389. Ahmed Izhaq Yousif al Ramlawi, 33
390. Ahmed Sami Diab Ayyad, 27
391. Ahmed Mohammed Ahmed Abu Zaanoona, 28
392. Omama Osama Khalil al Hayaa, 9
393. Tala Akram Ahmed al Atoowi,  7
394. Tawfiq Brawi Salem Marshood, 52
395. Hatem Ziyad Ali al Zaboot, 24
396. Mohammed Riyad Mohammed Hamed, 25
397. Khadijah Ali Mousa Shehada, 62
398. Khalil Osama Khalil al Hayya, 7
399. Khalil Salem Ibrahim Mosbih,  53
400. Deema Adel Abdullah Asleem, 2
401. Dina Rushdi Omar Hammada, 15
402. Rahaf Akram Ismeal Abu Juma, 4
403. Saji Hassan Akram al Hallaq, 4
404. Samya Hamed Mohammed Alshiekh Khalil, 3
405. Soad Mohammed AbdulRazaq al Hallaq, 62
406. Samer Osama Khalil al Hallaq, 29
407. Shadi Ziyad Hassan Isleem, 15
408. Shireen Fathi Othman Ayyad, 18
409. Adel Abdullah Salem Isleem, 39
410. Assem Khalil Abd Ammar, 4
411. Ahed Saad Mousa al Sirsik, 30
412. Aisha Ali Mahmood Ziyad, 54
413. Abdul Rahman Akram Mohammed al Sekafi, 22
414. AbdulRahman AbdulRazq AbdulRahman Alshaikh Khalil, 24
415. Abdullah Mansour Radhwan Ammarah, 23
416. Abed Rabouh Ahmed Mohammed Ziyad, 58
417. Assem Atiah Saeed al Sekafi, 26
418. Alaa Ziyad Hassan Isleem, 11
419. Alaa jamal Aldeen Mohammed Bardaa, 35
420. Ali Mohammed Hassan al Sekafi, 27
421. Omar Jameel Soubhi Hamoodeh, 10
422. Ghada Soubhi Saedi Ayyad, 9
423. Ghada Ibrahim Sulieman Adwan, 39
424. Fadi Ziyad Hassan Isleem, 10
425. Fatima AbdulRahim AbdulKadir Abu Amooneh, 55
426. Fidaa Rafiq Diab Ayyad, 24
427. Fahmi AbdulAziz Saad Abu Saeed, 29
428. Kanan Hassan Akram al Hallaq, 6
429. Maysa AbdulRahman Saeed al Sarsaw, 37
430. Mohammed Ashraf Rafiq Ayyad, 6
431. Sakafi al Mohammed Hassan Mohammed Al Sakafi, 53
432. Mohammed Rami Fathi Ayyad, 2
433. Mohammed Raed Ihsan Akeela, 19
434. Mohammed Ziyad Ali al Zaaboot 23
435. Mohammed Mohammed Ali Mouhareb Jundiya, 38
436. Mohammed Hani Mohammed al Hallaq, 2
437. Marah Shaker Ahmed al Jama, 11
438. Marwan Mounir Saleh Kunfouth, 23
439. Marwan Salman Ahmed Al Sarsaw, 13
440. Mousaab alKhair Saleh Aldeen Saeed Al Sekaf, 27
441. Mona Suleiman Ahmed Alshiekh Khalil, 49
442. Mona AbdulRahman Mahmood Ayyad, 24
443. Narmeen Rafiq Diab Ayyad, 20
444. Hala Akram Hassan al Hallaq, 27
445. Hala Soubhi Saeedi Ayyad, 25
446. Hala Saqer Hassan al Hayya, 29
447. Hani Mohammed Ahmed al Hallaq, 29
448. Hiba Hamed Mohammed Alshiekh Khalil, 13
449. Yousif Ahmed Younis Mostafa, 62
450. Yousif Salem Hamtou Habib, 62
451. Unidentified
452. Joudat Tawfiq Ahmed Abou Jamaa, 24
453. Tawfiq Ahmed Abou Jamaa, 5
454. Haifaa Tawfiq Ahmed Abou Jamaa, 9
455. Yasmine Ahmed Salama Abou Jamaa, 25
456. Suhaila Bassam Ahmed Abou Jamaa, 35
457. Shaheenaz Waleed Mohammed Abou Jamaa, 1
458. Unidentified (female)
459. Husam Husam Abou Qanees, 5
460. Unidentified (child)
461. Younis Ahmed Mousa Shaikh al-Eid, 23, Rafah
462. Abdullah Tarad Abou Hajeer 16, Al Nusriyat
463. Zakariah Masoud alAshkar, 24 Al Zaytoun
464. Kamal Talal Hassam Almasri, 22, Bait Hanoun
465. Raed Issam Dawood, 30, AlZaytoun
466. Mahmoud Hassan Nakhla
467. Kamal Masoud, 21, Al Zaytoun
468. Saleh Badaoui, 31 Al Zaytoun
469. Majdi Mahmoud Alyazaji, 56
470. Mohammed Sameeh, Al Ghalban
471. Karam Ibrahim Atiya, 25, east Khan Younis
472. Nidal Ali Abou Diqa 26, east Khan Younis
473. Nidal Jumaa Abou Assi 43, east Khan Younis
474. Mayar Alyazaji 2, Al Karamah
475. Unidentified, 5, Al Karamah
476. Mohammed Mahmoud AlMaghrabi, 24, Khan Younis
477. Yasmine Nayef Alyazaji, Al Karamah
478. Wajdi Alyazaji, Al Karamah
479. Safinaz Alyazaji, Al Karamah
480. Mahran Kamel Joundiya, 32, east Gaza
481. Tamer Nayef Joundiya, 30, Al Shujayea
482. Rahma Ahmed Joundiya 50, Al Shujayea
483. Ibrahim Shubaan Bakroon 37, Al Shaaf
484. Yousif Gazi Hamadiya 25, Al Shujayea
485. Moataz Jamal Hamadiya 18, Al Shujayea
486. Aed Jamal Hamadiya, 21, Al Shujayea
487. Aya Yassir Alqasas
488. Aisha Yassir alqasas, Al Qasas residence
489. Nasma Eyad Alqasas, Al Qasas residence
490. Lamiaa Eyad Alqasas, Al Qasas residence
491. Atiya Yousif Dardooneh 26, Jabaliya
492. Fatima Ahmed Alaraja, Rafah
493. Esraa Alqasas, Al Qasas residence
494. Yasmine Alqasa, Al Qasas residence
495. Arwa Alqasas, Al Qasas residence
496. Alia Siyam, Al Qasas residence
497. Faiza Saber Siyam, Al Qasas residence
498. Sumaya Siyam, Al Qasas residence
499. Fadi Azmi Briyem, Al Sharqiya
500. Othman Salem Bryiem, Al Sharqiya
501. AbulMajeed Briyem, Al Sharqiya
502. Jehad Mahmoud Al Maghrabi 22, Khan Younis
503. Fadi Basheer Alabadela 22, Khan Younis
504. Ibrahim Dieb Ahmed Alkilani 53, Burj Alsalam
505. Mahmoud Shaaban Mohammed Dirbas 37, Burj Alsalam
506. Yassir Ibrahim dieb Alkilani, 8, Burj Alsalam
507. Elias Ibrahim Dieb Alkilani, 4, Burj Alsalam
508. Tagreed Shaaban Mohammed Alkilani, 45, Burj Alsalam
509. Sawsan Ibrahim Dieb Alkilani, 11, Burj Alsalam
510. Reem Ibrahim Dieb Alkilani ,12, Burj Alsalam
511. Ayda Shabaan Mohammed Derbas,47, Burj Alsalam
512. Sura Shaaban Mohammed Dirbas, 41, Burj Alsalam
513. Yaseen Ibrahim Dieb Alkilani, 9, Burj Alsalam
514. Yenas Shaaban Mohammed Dirbas, 30, Burj Alsalam
515. Wael Jamal Harb, 32
516. Hassan Khodir Baker, 60, east Gaza
517. Mahmoud Suleiman Abou Sabha, 55, Khan Younis
518. Abdullah Ismeal Albahysi, 27, Dier Albalah
519. Mosaab Saleh Salameh,19 , Khan Younis
520. Mohammed Nasser Haroun 38, Al Nasriyat
521. Naji Jamal Alfajam 26, Khan Younis
522. Ibtihal Ibrahim AlRamahi, Dier Albalah
523. Yousif Ibrahim AlRamahi,Deir Albalah
524. Eman Ibrahim AlRamahi, Dier Albalah
525. Salwa Abou Muneefi, Dier Albalah
526. Samira Abou Muneefi, Dier Albalah
527. Haitham Samir AlAga, 26, Khan Younis
528. Waleed Sulieman Abou Thaher, 21, Khan Younis
529. Yasmine Ahmed Abou Amoor, 25, Rafah
530. Sameh Zaheer Alsuwafeeri, 29
531. Mohammed Mousa Abou Fayyad, 36
532. Fatima Hassan Azzam, 70, Al Zaytoun
533. Mariam Hassan Azzam 50, Al Zaytoun
534. Suha Naeem Al Kharwat 25, north Gaza
535. Mona Rami Al Kharwat 4, north Gaza
536. Aesha Yasser al-Qassas, Gaza City
537. Nasma Iyad al-Qassas, Gaza City
538. Lamyaa Iyad al-Qassas, Gaza City
539. Israa al-Qassas, Gaza City
540. Yasmin al-Qassas, Gaza City
541. Arwa al-Qassas, Gaza City
542. Aliaa al-Syam, Gaza City.
543. Fayza al-Syam, Gaza City.
544. Soumaya al-Syam, Gaza City.
545. Fatima Ahmad al-Arja, Rafah.
546. Atieh Youssef Dardouna, 26, Jabalia.
547. Unidentified, Rafah.
548. Unidentified, Rafah.
549. Unidentified, Rafah.
550. Fadi Azmi Brayaem, Deir al-Balah
551. Othman Salem Brayaem, Deir al-Balah
552. Salem Abdel Majeed Brayaem, Deir al-Balah
553. Unidentified, Gaza City.
554. Unidentified, Gaza City.
555. Ibrahim Dib Ahmad al-Kilani, 53, Gaza City
556. Taghrid Shaaban Mohammed al-Kilani, 45, Gaza City
557. Yaser Ibrahim Dib al-Kilani, 8, Gaza City
558. Elias Ibrahim Dib al-Kilani, 4, Gaza City
559. Sawsan Ibrahim Dib al-Kilani, 11, Gaza City
560. Rim Ibrahim Dib al-Kilani, 12, Gaza City
561. Yaseen Ibrahim Dib al-Kilani, 9, Gaza City
562. Mahmoud Shaaban Mohammed Derbas, 37, Gaza City
563. Aida Shaaban Mohammed Derbas, 47, Gaza City
564. Soura Shaaban mohammed Derbas, 41, Gaza City
565. Inas Shaaban Mohammed Derbas, 30, Gaza City
566. Jihad Mahmoud al-Maghribi, 22, Khan Younis.
567. Fadi Bashir al-Abadleh, 22, Khan Younis.
568. Unidentified
569. Unidentified
570. Unidentified
571. Wael Jamal Harb, 32, Gaza.
572. Hasan Khodor Bakr, 60, Gaza.
573. Mahmoud Suleiman Abu Sobha, 55,  Khan Younis.
574. Abdullah Ismail al-Bahisi, 27,  Deir al-Balah.
575. Misaab Saleh Salameh, 19,  Khan Younis.
576. Mohammed Nasr Haroun, 38,  al-Nsayrat.
577. Naji Jamal al-Fajm, 26,  Khan Younis.
578. Ibtihal Ibrahim al-Rimahi, Deir al-Balah.
579. Youssef Ibrahim al-Rimahi, Deir al-Balah.
580. Iman Ibrahim al-Rimahi, Deir al-Balah.
581. Salwa Abu Monifi, Deir al-Balah.
582. Samira Abu Monifi, Deir al-Balah.
583. Haytham Samir al-Agha, 26, Khan Younis.
584. Walid Suleiman Abu Daher, 21,  Khan Younis.
585. Yasmin Ahmad Abu Mor, 25,  Rafah.
586. Sameh Zahir al-Sowafiri, 29,  Rafah.
587. Mohammed Moussa Abu Fayad, 36, Rafah.
588. Fatima Hasan Azzam, 70, al-Zaytoun.
589. Maryam Hasan Azzam, 50, al-Zaytoun.
590. Unidentified
591. Unidentified
592. Unidentified
593. Unidentified
594. Unidentified
595. Unidentified
596. Unidentified
597. Unidentified
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599. Unidentified
600. Unidentified
601. Unidentified
602. Unidentified
603. Unidentified
604. Unidentified
605. Unidentified
606. Soha Naim al-Kharwat, 25, north Gaza
607. Mona Rami al-Kharwat, 4, north Gaza
608. Ahmad Salah abu Sido, 17, al-Mahatta.
609. Mahmoud Slim Mostafa Daraj, 22, Jabalia.
610. Ibrahim Sobhi al-Firi, 25,  Beit Lahia.
611. Ahmad Assaad al-Boudi, 24,  Beit Lahia.
612. Unidentified, Beit Lahia.
613. Unidentified, al-Braij camp.
614. Unidentified, al-Braij camp.
615. Unidentified, al-Braij camp.
616. Hasan Shaaban Khamisi, 28, al-Maghazi camp.
617. Tareq Fayeq Hajjaj, 22, Gaza.
618. Ahmad Ziad Hajjaj, 21, Gaza.
619. Mohammed Shahadeh Hajjaj, 31, Gaza.
620. Fayza Saleh Abdul Rahman Hajjaj, 66, Gaza.
621. Rawan Ziad Hajjaj, 15, Gaza.
622. Youssef Mohammed Hajjaj, 28, Gaza.
623. Hakema Nafea Abu Edwan, 75, Rafah.
624. Najah Nafea Abu Edwan, 85, Rafah.
625. Misaab Nafeth al-Ajala, 30, al-Shujayeh.
626. Khalaf Atieh Abu Sanima, 18, Rafah.
627. Khalil Atieh Abu Sanima, 20, Rafah.
Israeli dead
1. Dror Khenin, 37, killed near Erez crossing.
2. Eitan Barak, 20, killed inside Gaza - Israeli soldier.
3. Unnamed civilian, Bedouin community near Dimona.
4. Bar Rahav, 21, killed inside Gaza - Israeli soldier.
5. Bnaya Rubel. 20, killed inside Gaza - Israeli soldier.
6. Adar Barsano, 20, killed inside Gaza - Israeli soldier
7. Amotz Greenberg, 45, killed inside Gaza - Israeli soldier
8. Oren Simcha Noach, 22, killed inside Gaza- Israeli soldier.
9. Ben Itzhak Oanouno, 19, killed inside Gaza- Israeli soldier.
10. Daniel Pomerantz, 20, killed inside Gaza- Israeli soldier
11. Shon Mondshine, 19, killed inside Gaza- Israeli soldier.
12. Shachar Tase, 20, killed in Gaza- Israeli soldier.
13. Max Steinberg, 24, killed in Gaza- Israeli soldier.
14. Tzafrir Baror, 32, killed in Gaza- Israeli soldier.
15. Tsvi Kaplan, 28, killed in Gaza- Israeli soldier.
16. Gilad Rozenthal Yacoby, 21, killed in Gaza- Israeli soldier.
17. Oz Mendelovich, 21, killed in Gaza- Israeli soldier.
18. Nissim Sean Carmeli, 21, killed in Gaza- Israeli soldier.
19. Moshe Malko, 20, killed in Gaza- Israeli soldier.
20. Jordan Bensemhoun, 22, killed in Gaza- Israeli soldier.
21. Yuval Dagan, 22, killed in Gaza- Israeli soldier.
22. Tal Ifrach, 21, killed in Gaza- Israeli soldier.
23. Nadav Goldmacher, 23, killed in by Palestinian fighters in Israel- Israeli soldier.
24. Yuval Haiman, 21, killed by Palestinian fighters in Israel- Israeli soldier.
25. Bayhesain Kshaun, 39, killed by Palestinian fighters in Israel- Israeli soldier.
26. Dolev Keidar, 38, killed by Palestinian fighters in Israel- Israeli soldier.
27. Oded Ben Sira, 22, killed in Gaza- Israeli soldier.
28. Ohad Shemesh, 27, killed in Gaza- Israeli soldier.
29. Avitar Moshe Torjamin, 20, killed in Gaza- Israeli soldier.
30. Dmitri Levitas, 26, killed in Gaza- Israeli soldier.
31. Natan Cohen, 23, killed in Gaza- Israeli soldier.
32. Paz Elyahu, 22- Israeli soldier.
33. Li Mat, 19- Israeli soldier
34. Shahar Dauber, 20- Israeli soldier

venerdì 11 luglio 2014

Il senso della biro_3. Un panno nero alla finestra.



Si alzi uno e lo dica: che non va bene ammazzare i bambini. Uno a caso. Siamo lì tutti presi a dare un senso alla nostra vita e fatichiamo a trovarlo. Che ci sia un senso nel dire questo? Credo di sì. Non ammazziamo i bambini. Non le loro madri. E i padri? Ammazzabili, questi?

A Gaza non è guerra. La parola è entrata in circolo, come una botta di eroina dentro un reticolo di vene e arterie ammalate. Marce. Non è guerra: è soltanto un esercizio. Meglio: un atto di obbedienza alla versione ufficializzabile e ufficializzata del mondo. Da una parte e dall'altra, voglio essere chiaro. Le statistiche sono fluide e aperte all'imprevedibile: si adeguano. Oggi tanto, domani tanto. Finora, tuttavia, parlano un linguagguo chiaro. L'invito è a consultarle. Non per assolvere o condannare. Per resistere. Sì. C'è, nelle statistiche, l'aria rarefatta delle alture: sono trasparenti. Abbiamo, tutti quanti, un potere enorme. Quello, perlomeno, di dire che non ci stiamo. Dirlo significa scriverlo, anche questo. O urlarlo. O metterlo alla finestra: con un panno nero, ad esempio. Ecco: mettiamo un piccolo e modesto panno nero alla finestra. Lo veda qualcuno. Lo veda chi decide e ha la possibilità di rilasciare dichiarazioni ufficiali. Mettiamo, alla finestra, un piccolo segno di lutto. Lo troviamo il tempo? Ho chiesto che venga esposto, a una finestra del mio studio.

E: cosa possiamo fare d'altro? Qualcuno, oggi, me lo chiedeva. Nulla. Basta un segno.

Un segno è anche una parola.

Mahmoud Darwish e Paul Celan. Da leggere. Difficili, due ossi duri. Poeti.

O kristo, grossi, adesso ci vieni a parlare di poeti?

Un poeta musulmano e un poeta ebreo. Non, però, di quelli che vanno di moda, quelli che finiscono sui giornali e in TV, che strombazzano la celebrazione di sé e basta. Loro due, loro due soltanto. Veri negli abissi che esplorano e nei quali, credete, si incontrano.

Non li troverete nelle librerie che sbadigliano (sbadigliano quasi tutte: entri e ti addormenti), ma potrete sempre chiedere. Chiedere che finiscano, in questi giorni, nelle vetrine. È un atto di resistenza. Non contro la guerra, la guerra è un'altra cosa, questa che vediamo è una vigliaccata: resistenza contro l'idea, invece, che essendo lontani siamo disposti ad accettare qualsiasi speculazione, per quanto sprovveduta e cinica, messa a punto sulla pelle degli altri. Quali essi siano. Da quale parte essi stiano. E sono sempre le donne. E i bambini. E i loro papà. Finora pezzenti e urlanti, con i sandali ai piedi e la faccia non sbarbata. Pieni di sabbia e polvere. A malapena esseri umani. Questo vogliono farci credere, le immagini. Che siano così. In grado, per natura e per nascita, di sopportare il lutto. Nemmeno di provarlo. Fanno figli e li sotterrano. Li mettono al mondo liberi. Liberi di morire. E basta.

Un panno nero, cosa vuoi che sia? Un pezzo di stoffa. Per resistere. Per ricordare i morti di Gaza. E per dire, in modo chiaro, ma chiaro sul serio, che questi morti non troveranno pace in compagnia dei morti dell'altra parte. Quelli che, se il calcolo continua a produrre cifre, ci saranno di sicuro. E che vanno evitati. Leggere Mahmoud Darwish e Paul Celan. Alla ricerca – tanto è estate e c'è tempo – delle profondità della parola e della vita da cui origina, io credo, il pensiero che fa da bussola al nostro desiderio di resistenza.  

giovedì 10 luglio 2014

Il senso della biro_2. Con chi sto.



Oggi mi hanno chiesto con chi sto. Ho risposto che sono affari miei. Non avevo capito la domanda. Allora ho chiesto: “chi gioca questa sera?”. Sbagliato, di nuovo. Infine ho capito. E la mia risposta è stata: io sto con Gaza. La domanda, di per sé, è terrificante. Lo è anche la risposta, a prima vista. Lo sono, entrambe, se quello “stare con” viene inteso come sinonimo di “stare dalla parte di” o “fare il tifo per”, quasi si trattasse di una partita o di un videogico. Niente di tutto questo. Nella mia risposta, perlomeno, la sola per la quale posso assumermi la piena responsabilità.

Io sto con la gente di Gaza. Con tutti quelli che ho conosciuto, nel corso degli anni. Sono di nuovo sotto le bombe. Ci stanno come noi occidentali stiamo sotto la pioggia: cosa puoi farci? Io sto con la gente di Gaza, nello stesso modo che uno sta con un amico. Col tempo impari a conoscerlo, ad anticiparne gli umori, a capire le sue reazioni, a dare un senso anche a quello che è lontano dal tuo modo di affrontare la vita e di viverla. Capita anche che un amico ti faccia girare le palle, si può dire palle, no? A volte ti verrebbe voglia di dargli uno scossone, di picchiettargli un dito sulla testa e chiedere: ehi, c'è qualcuno? Altre volte ringrazi il caso che te lo ha fatto incontrare e speri che le ore passino lentamente, che si moltiplichino, che i secondi facciano figli e i minuti facciano figli e le ore facciano figli, così da non arrivare mai alla fine.

Io sto con la gente di Gaza e con l'intelligenza di queste persone. Se soltanto potessero fare il giro del mondo le barzellette che a Gaza si raccontano, ultimamente soltanto sussurrando, addirittura mettendo la mano davanti alla bocca. I muri hanno orecchi. Ho capito una cosa: l'autoironia è il solo lusso concesso ai povericristi. Povericristi sì, ma non pezzenti. E nemmeno bestie. Oppure, con un sinonimo di moda, ormai: animali.

Io sto con la gente di Gaza che è restata umana quando tutto il mondo non ha risparmiato sforzi e stratagemmi per ufficializzare l'immagine di una striscia di sabbia e cemento popolata da scimmie. O da pecoroni. Scarafaggi, ecco, forse la parola è questa. Questa gente, non è quella che ti fanno vedere in televisione o di cui scrivono i giornali: donne urlanti sull'orlo del collasso, ragazzini impazziti che si arrampicano sulla carcassa di un automobile colpita da un razzo e ci frugano dentro, uomini con il volto mascherato che promettono vendetta, portavoce del potere in giacca e cravatta che annunciano lo spalancamento delle porte dell'inferno. Non sono immagini inventate: esistono davvero. E tutte hanno una spiegazione, che non viene mai data. Una spiegazione non è una giustificazione. Il timore, tuttavia, che l'una venga presa (intenzionalmente) per l'altra finisce con il produrre (auto)censura e quindi soltanto immagini sempre uguali a se stesse. La ripetizione genera dapprima noia, poi antipatia, infine ostilità.

Io sto con la gente di Gaza che non vedi in TV e di cui non leggi sui giornali. Sto con quelli che hanno avuto il coraggio di dirmi che non gliene frega a nessuno di che cosa succede alla gente: non ai “loro” politici, non a quelli che stanno dall'altra parte, non a quelli che decidono come deve girare il mondo, non al mondo medesimo.

Io sto con la gente di Gaza che si sta chiedendo dove siano finiti i politici locali, quelli che hanno sempre una frase pronta, una risposta pronta, una promessa pronta, una minaccia pronta. E anzi, no, non se lo sta chiedendo, perché lo sa che sono nascosti sotto terra, circondati da metri di cemento rinforzato, al sicuro, loro sì al sicuro.

Sto con la gente di Gaza che si sta chiedendo perché, ancora una volta, gli israeliani ci sono cascati o hanno finto di cascarci. Sto con questa gente che, per ingannare la paura, ha elaborato una infinità di ipotesi e scenari. A Gaza sono tutti esperti di strategia militare e politica. Col tempo hanno imparato, ci azzeccano più di quelli che lo fanno per mestiere.

Sto con la gente di Gaza che non c'entra nulla con quanto sta succedendo. Sembra una banalità, un fatto scontato. E invece, non lo è. Si è alzato il solito polverone: le bombe sono destinate a fermare quelli che, da Gaza, lanciano razzi. Non andrà mai così e se chiedi alla gente, te lo senti rispondere. Ma chi chiede, chi ha voglia di chiedere? Se chiedi devi anche essere disposto ad ascoltare la risposta. E se qualcuno risponde significa che quell'angolo di mondo non è popolato soltanto da bestie. Significa che tutto quell'esplosivo che viene giù dal cielo finisce sulla testa di esseri umani.

Sto con la gente di Gaza che non aveva bisogno delle bombe per sentirsi punita. Lo era già abbastanza di suo, e non soltanto a causa delle circostanze imposte dall'esterno. Sto con le persone semplici, che questo lo sanno, che lo hanno capito in fretta: tirano avanti affidandosi alla provvidenza, a quel dio che un giorno o l'altro si deciderà a mettere a posto le cose. Sto con quelle persone che invece non soltanto sanno come stanno le cose, ma vorrebbero cambiarle, senza attendere che dio si scomodi. Un giorno troveranno il coraggio di scuotersi di dosso quei padroni convinti di essere infallibili e che, dall'interno, decidono della vita di ciascuno, come se non bastasse lo strapotere esercitato, invece, dall'esterno. Lo chiamate poco? E infatti: è troppo. Gli abitanti di Gaza che scendono per le strade e chiedono, improvvisamente, la democrazia... Anche loro? Ma come, non erano bestie? E poi, basta! Basta democrazia! C'hanno già provato altri, nella regione. Hanno rotto. Abbiamo visto com'è finita: bombe, pure lì, e botte.

A Gaza c'è chi dice che quanto sta succedendo in queste ore andrebbe letto tenendo conto anche di questa tela di fondo. Bombe da una parte, razzi dall'altra per assicurarsi che nulla cambi. Cementare lo status quo: tornerebbe comodo a tutti gli attori principali di questo conflitto. Bombardarsi a vicenda non esclude la condivisione di interessi comuni. Non in questa zona del mondo.

Come fai a non stare con qualcuno che la pensa così? A non stare dalla sua parte?


sabato 5 luglio 2014

Il senso della biro_1. Confessioni d'estate.

© 2014 weast productions
Pensava che l'estate rende tutti più buoni. Nel senso di “bocca buona”. Alzi la mano chi ha voglia di trascorrerla da solo o da sola, guardando gli altri che si trasformano in cisterne per aperitivi, escono a cena, e se va bene e cioè come deve andare lasciano il ristorante tenendosi per mano. “A manina”, si ripeteva lei dentro la testa: “a manina”. La parola dava vita a un rosario impazzito destinato alla inevitabile autocombustione quando non sarebbe più stata capace di tenere separate le parole. Tutte quante sarebbero diventate una piccola palla incandescente ed esplosiva: aaamaaanina! Si fermava sempre prima: prima di immaginarseli appiccicati da qualche parte, sotto le stelle o dentro una macchina o chissà dove. Perché tutto quel sarcasmo nei confronti di chi non faceva che ricercare e celebrare la propria felicità? Che fosse invidia? Invidia nei confronti della capacità che gli altri avevano di “accontentarsi”, di “stare bene?”.

Le sue amiche la chiamavano “la svitata”. Le sue amiche non sapevano nulla, di lei. Capirla, poi, sarebbe stata un'operazione impossibile. Per tornare all'invidia: non è la parola giusta, poiché per come diolavevafatta, lei aveva poco da invidiare alle altre. A quelle, per fornire un esempio, che si facevano prendere la manina. Anche se non era la manina, il problema. Se gli piaceva tanto, se la facessero anche mangiare, per lei era uguale. Tanto per essere chiari dall'inizio, lei contro gli uomini non aveva nulla. Anzi: in passato era uscita e ancora oggi usciva con qualche ragazzo. Li chiamava tutti Pritt, ma non come Brad: Pritt come la colla. Le restavano appiccicati addosso nel corso di qualche improvvisato happy hour al quale non aveva saputo dire di no, perché le sue amiche glielo avevano chiesto, l'avevano pregata di restare, le avrebbe fatto bene, per una volta, vedere un po' di gente. “Okay, resto”, aveva finito con l'accettare, anche questa volta. In realtà, era una concessione che celava un interesse.

La serata era partita sullo spartito di sempre, animata da un bel po' di gente che ora affollava la terrazza del locale. Era seduta al bar e stava ascoltando un tizio sulla trentina avanzata: se l'era trovato accanto, materializzatosi dal nulla. Lei ascoltava sempre e parlava poco. Da tempo aveva concluso che gli uomini è meglio lasciarli parlare: uguale di che cosa parlino, finiscono sempre con il parlare di se stessi. Questo, però, parlava un po' diverso: dava l'impressione di non credere a quello che raccontava e ciò lo rendeva simpatico. Quasi: ironico. Al punto che lei aveva accettato l'invito a cena, formulato senza troppa cerimonia al terzo o forse quarto bicchiere di bianco o prosecco. Aveva salutato le sue amiche, che avevano risposto, tutte insieme, con uno sguardo che teneva miracolosamente insieme la soddisfazione per la missione compiuta (“esce con un uomo!”) e la devastante premonizione di un distacco (“la stiamo perdendo!”). “Palle!”, aveva risposto lei, ma soltanto fra sé e sé.

Si stavano avviando verso la macchina (quella di lui: lui ci teneva!) e lei avvertiva una piacevole (e francamente – si stava dicendo – quasi dimenticata) sensazione, riassumibile con una parola: aspettativa. Non era costruita su elementi oggettivi, segnali da leggere oppure messaggi in codice da decifrare. Veniva da dentro, le piaceva sentirla e si concedeva, dopo tanto tempo, il lusso di provare quel senso di tensione e curiosità. Era come rimettersi i tacchi alti dopo mesi trascorsi con le Converse ai piedi: produceva una certa vertigine. A tavola, tutto era andato nel migliore e più prevedibile dei modi: lui era passato in modalità autobiografica, mandando in frantumi l'illusione che sapesse parlare d'altro. E così lei si era sorbita la storia della sua vita, introdotta dalla promessa non mantenuta della sintesi. Erano ormai all'amaro (lei lo aveva preso senza ghiaccio, col bicchiere freddo), quando lui metteva la parola “fine”, con un elegante (elegante per lui) “acqua passata”, al riassunto dei suoi anni trascorsi. Chissà perché, si stava chiedendo lei, se gli lasci un minimo di corda gli uomini sentono sempre il bisogno di farti sapere che nella loro vita hanno avuto un grande amore, finito male, che ha lasciato ferite profonde, ma ormai rimarginate, un amore insomma concluso da un bel pezzo e per sempre? Forse era dovuto a un disperato bisogno di “credibilità”, alla necessità di “confessare tutto subito?” Lei ragionava su questo e si diceva: me lo avessi taciuto, questo tuo amore, ci saremmo fatti un paio di risate, parlando d'altro. Il pensiero era durato meno di una leggera scossa elettrica. Adesso toccava a lei, prima che lui le prendesse la mano, schivando abilmente il piattino con sopra il foglietto del conto, dentro il quale aveva avvolto con cura e astuzia la banconota da duecento franchi, sicuro che lei non l'avrebbe vista, perché non sta bene far pesare a una donna il fatto che l'hai invitata a cena. Lei aveva formulato la domanda, impiegando due secondi: “Ti andrebbe di rapinare una banca insieme a me?”


Stavano uscendo dal ristorante, lui dietro, lei davanti. Uscivano come due colleghi che da anni condividono lo stesso ufficio detestandosi. Non c'era stata nessuna “manina” mandata in missione lungo il tavolo per raggiungere la sua, non c'erano stati i suoi occhi dentro ai quali decifrare gli scenari esplorabili per il dopocena. Lui l'aveva riportata a casa, rispettando i limiti di velocità, prendendo le curve in modo pedante. Giunto a destinazione, aveva addirittura spento il motore. L'aveva salutata con un lento e appesantito scuotimento del capo: “Dimentichiamo tutto. Potrei denunciarti, lo sai?”. Lei era scesa. Lui era ripartito piano piano, mettendo la freccia: cristo. La rapina l'avrebbe fatta lei da sola. Non era stata la risposta, e nemmeno la velata minaccia di denuncia a farle concludere che non avrebbe concluso niente, con lui. Era per come guidava, cristosanto! Le serviva uno che ci sapesse fare al volante. Avrebbe dovuto aspettarla per strada, con il motore acceso. E poi decollare, sparare via come una pallottola. E come nei film. Questo e basta. Tutto, ma non come aveva guidato quella sera, non come era ripartito poco prima. Era così difficile? Se il colpo fosse andato in porto, avrebbe anche potuto divorarsela, la sua manina. Quel giorno, lei non avrebbe opposto resistenza.  

martedì 1 luglio 2014

Anatoly. Cameraman.

Faccia da reporter ricorda Anatoly Kylon, cameraman russo ucciso nei pressi di Donetsk, secondo le ricostruzioni disponibili dall'esercito ucraino. Facciamo il suo nome: Anatoly Kylon.