Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 23 maggio 2014

Dispaccio numero 4.

L'immagine che segue non è adatta a un pubblico che non dispone, per età o predisposizione, della capacità (ma esiste davvero, questa capacità?), di gestire immagini di forte impatto emotivo, quali corpi senza vita, vittime della violenza scatenata dalla guerra o da quella che vogliono fare passare per tale. Perché molto spesso si tratta di violenza e basta, scatenata dagli interessi, dai soldi pagati per farti fare certe cose, dalla tua disponibilità innata a superare un confine terribile e terrificante. C'è chi dice che quanto sta succedendo in Ucraina è una guerra sponsorizzata da alcuni individui che hanno i soldi e quindi gli strumenti per agire sugli altri, per nutrire ideologie (o pseudo-tali), passioni, eccetera: molti soldi. Una guerra privata, insomma. Ci credo sempre di più, da anni: credo di averci creduto quasi da subito. Non sarebbe la prima alla quale assistiamo. Nel mondo arabo-musulmano si parla di "tribù", di "clan", di "famiglie" potenti e in grado di muovere piccoli eserciti. Qui sembra essere la stessa cosa. Possiamo fare finta che tutto questo non esiste, che stanno per arrivare i Mondiali di calcio e ci spaccheranno le palle con le partite spacciate per incontri dall'esito o tragico oppure risolutore. Faranno finta di farci ancora una volta, perché in realtà non ci fa nessuno: facciamo finta noi di lasciarci fare. Ed è un peccato. Perché basterebbe chiedere o un racconto del mondo serio oppure rivendicare il diritto di  passare un'estate tranquilla, sapendo che è un'eccezione, una delle poche che ci siano concesse al mondo.

Ora, se avete superato le condizioni poste dalla mia premessa, guardatela pure questa immagine: a stupirsi o a chiedersi come succeda che uno spinga sul grilletto per fare fuori l'altro che ha davanti, uno ci fa pure la figura del fesso. Di quello che non ha capito niente e che ha perso il treno. E va bene: treno perso e fesso diplomato. Non siamo in pochi. Tutto questo, cari lettori, sta succedendo in questi minuti, mentre leggete. Se credi che la guerra...

(c) 2014 weast productions / gianluca grossi

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