Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 28 marzo 2014

Il senso del taccuino.

© 2014 weast productions
Domani, sabato, nel Senso del taccuino sulla Regione: "La matta di Tripoli". Qui di seguito il solito estratto:

Una fiammata, improvvisa, avvolge la donna, che urla una frase incomprensibile e poi più nulla. Il suo corpo sussulta, colpito come da una serie di frustate. Poi cade a terra. Attorno c'è chi fugge – anche uomini – impauriti da questa donna in fiamme. Infine, qualcuno interviene e la soccorre. Nell'aria ristagna un odore di benzina e di vestiti bruciati. Anche di carne bruciata. La donna è ancora viva quando viene ricoverata in un ospedale di Tripoli, in Libano. Ed è viva anche oggi, anche se gravemente ustionata. Il codice a barre sul braccialetto per pazienti che le hanno messo al polso non racconta la sua vita. Dice soltanto che è nata a Homs, in Siria, e che il suo nome è Miriam Abdulkader. Si è data fuoco il 25 marzo davanti all'ufficio dell'Alto Commissariato per i rifugiati dell'ONU. Per protesta, perché nessuno l'aiutava. Qualcuno dirà perché è impazzita. Forse anche per questo. Non è una colpa impazzire da profugo. Non è una colpa impazzire a causa della guerra. Miriam Abdulkader raccontava spesso di quando una delegazione dell'ONU aveva fatto visita al quartiere di Tripoli in cui sopravviveva con la sua famiglia. I bambini erano corsi incontro agli stranieri. La più piccola, di otto anni, voleva prendere la mano a una di quelle persone, sai come sono i bambini. Miriam aveva notato subito l'espressione imbarazzata, o forse peggio, della visitatrice e poi la mano che si ritirava, senza nemmeno avere sfiorato l'altra, e la madre aveva sgridato la bambina, sei tutta sporca, non toccare la gente, vattene via. Se n'era pentita, subito dopo, quando la delegazione era risalita sulle enormi jeep bianche con l'aria annoiata di chi non vede l'ora di essere da un'altra parte. Aveva concluso che un giorno, a questi signori così puliti e arroganti, gliel'avrebbe raccontata tutta la sua vita da profuga. A costo di passare per matta.

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