Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

giovedì 27 febbraio 2014

Tutti uguali, nel dolore.

Dispaccio dall'Ucraina: a Kiev la via Institutskaya è stata ribatezzata Via degli eroi del cielo numero cento. La cifra sta per il numero di morti nei recenti scontri. In Medio Oriente la chiamerebbero "Via dei martiri", e probabilmente ci troveremmo, in Occidente, qualcosa da ridire, qualche cavillo a cui aggrapparci per dire che "lì sono fuori di testa", "tutti fanatici". Quanto succede (è successo) in Ucraina ci serve, forse, a capire come reagisce chi vive lontano da noi di fronte alla perdita di un proprio caro: il rapporto con i morti, caduti per una causa, la causa di vivere liberi o forse soltanto la causa di volere restare in vita, dando a questo termine - vita - il senso di una consapevole rivendicazione di dignità. Tutto questo indipendentemente dalla fede professata, ma inscindibile dal professare una fede nel momento più doloroso.  Non approfondisco, ma credo di essermi fatto capire. 

Qui di seguito alcune istantanee del momento che segna il passaggio del nome del vialone di Kiev. Ci sono civili con i fiori, una famiglia che sistema una lapide nel luogo in cui un proprio caro è stato colpito da un proiettile, un prete con la mimetica, un signore anziano solo con i suoi pensieri, il muro di una barricata. 

Il senso, nel tutto, di eventi che lasceranno per sempre un segno nel cuore della popolazione ucraina. Credo non soltanto. Credo anche nella nostra. (Proprietà fotografica Weast Productions, 2014).








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