Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 21 dicembre 2012

Il volo immaginato del grammofono.

(c) 2012 weast productions / gg.
Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Il volo immaginato del grammofono". Qui un estratto.


Aveva smesso di credere in dio a quarant'anni. Venticinque anni fa. Aveva ufficializzato la decisione fumandosi una sigaretta sul balcone: vedessero tutti! L'aveva fumata come se, in quei pochi minuti, stesse consumando la vita di suo figlio. Boccata dopo boccata. Aveva provato un dolore immenso, senza confini, più grande di lei e di quanto potesse immaginare. Aveva dato alla morte di suo figlio, con quella sigaretta, l'unico senso che  poteva avere: non quello che i generali avevano suggerito nella lettera spedita insieme allo stivale; e nemmeno quello che piaceva a vicini e conoscenti, musulmani e cristiani del quartiere: compivano sforzi troppo visibili, celati sotto parole troppe volte ripetute, cercavano nell'aldilà un senso da dare all'aldiqua. Parole vuote. L'unico senso che era riuscita a dare alla morte di suo figlio era zero. Nessun senso. Il senso di una sigaretta fumata. Nulla. 

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