Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

mercoledì 12 settembre 2012

A mio padre, Plinio Grossi.



Quante persone ho visto soffrire per la perdita di un loro caro, nei viaggi attraverso il mondo. Tornavo a casa, e ti raccontavo tutto. Ti raccontavo di ogni persona che avevo incontrato, la storia che mi era stata affidata. Volevo che diventasse anche la tua, papà, sapendo che tu non aspettavi altro che questo momento arrivasse. Ascoltarmi. Salivo nel tuo studio, sotto il tetto di casa, dove lavoravi ore e ore, ogni giorno, immerso nei libri e nella carta. Ti affidavo i miei racconti. Dopo che per anni avevo ascoltato (e in realtà ancora ascoltavo) i tuoi, quelli veri e quelli che uscivano dalla tua meravigliosa fantasia.
I personaggi inventati e quelli che erano esistiti. Alcuni, quelli ancora vivi, me li avevi presentati. Entravo, conoscendoli insieme a te, in un mondo straordinario che colmava di sogni la mia esistenza di bambino, la nutriva di invenzioni, di lunghissimi viaggi della fantasia. La fantasia è umanità; è capacità di sentire e capire gli altri. Questo mi hai insegnato, e lo hai insegnato anche a mio fratello Michele, con la complicità della mamma, inseparabile.
Ho finito col fare il tuo stesso lavoro, lo volevo da sempre: il giornalista. Interessato, quasi ossessivamente, alla vita della gente, delle persone semplici, degli umili: perché il mondo e la vita li capisci soltanto attraverso di loro. Ascoltandoli.
Abbiamo lavorato insieme, tu per me, a volte io per te. Leggevo i tuoi testi, tu i miei. Guardavi le mie immagini. Le commentavi. Volevo capire come le avresti raccontate tu, le cose che vedevo io. Mi regalavi intuizioni che coglievano il mistero dell'esistenza. E le contraddizioni delle quali è prigioniero l'essere umano. Eravamo, in molte cose, simili.
Ora sono io a perderti, Plinio, e mi trovo nella stessa situazione delle persone di cui racconto la vita. 
E forse per la prima volta, davvero davvero, so che cosa significa: lo capisce ogni cellula del mio corpo. Andandotene hai voluto lasciarmi ancora un insegnamento, uno di quelli che mi davi con semplicità e modestia: l'umanità è uno spettacolo straordinario, nel bene e nel male, nel dolore e nella gioia. Quando, anni fa, avevo deciso di diventare free-lance, un giornalista indipendente come lo sei sempre stato tu, indipendente in ogni senso e nel significato più alto della parola, mi avevi invitato al ristorante. Tu ed io seduti a un tavolino. Dovevo parlarti, dirti che volevo partire lontano. Mi avevi ascoltato, mangiando lentamente, e poi, preparandomi con uno dei tuoi sorrisi, mi avevi detto: lo farei anch'io. Sono partito. E partirò di nuovo, papà. Tu sarai sempre con me. Ora ancora di più. Inseparabili.

7 commenti:

  1. Un abbraccio a tutti voi...che bel personaggio il tuo papà, me lo vedo ancora dopo tanti anni tornare a casa sempre con lo sguardo buono...ed io piccola che mi chiedevo cosa mai facesse uno scrittore...un bacio alla tua mamma.
    Con molto affetto
    Xenia

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  2. Caro Gianluca, il tuo papà ci mancherà , mancherà alla sua città che amava e di cui ha fatto conoscere la storia, gli aneddoti, i personaggi importanti come le persone più umili: dava spazio a tutti dimostrando una grande generosità per la gente comune e un amore esemplare ed unico per la sua città . Gli siamo riconoscenti e lo ricorderemo con grande affetto e rimpianto. Ti sono vicina e ti abbraccio forte, Franca

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  3. La perdita è l'evento più privato che possa esistere.
    " ... lo capisce ogni cellula del tuo corpo ..."
    Poi le cellule sapranno cullarsi dolcemente in una nuova dimensione.
    È una nuova partenza.
    Inizierà così un altro viaggio.
    Altre storie, altre voci e anche tu viaggerai in modo diverso: consapevole.

    Permettimi un pensiero di vicinanza in ricordo di tuo padre Plinio.
    Leila

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  4. Caro Gianluca,
    che belle testimonianze, quelle sul blog e i due articoli che sono poi andata a leggere sulla Regione di oggi. Persino senza aver conosciuto il tuo papà ne risulta un personaggio straordinario. Dai testi traspare amore, forza, dignità, e tante altre emozioni positive che lasciano quasi senza fiato, con il cuore grosso di commozione.
    In bocca al lupo per “Il resto della vita”, in tutti i sensi. Ti penserò.
    Un abbraccio, Stefania

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  5. Caro Gianluca,
    hai dimostrato forza, maturità e profonda sensibilità nel ricordare tuo padre, sia come padre che come uomo. Ti fa onore, in questo momento di dolore, aver avuto un pensiero per le persone incontrate nei tuoi viaggi, di cui racconti le vite.
    un abbraccio colmo di stima.

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  6. Caro Gianluca,
    ho conosciuto Plinio negli anni Ottanta, perché “confezionavo” – assieme ai tipografi e ai grafici – i suoi libri alla Salvioni di Bellinzona. La sua schietta umanità era così straordinaria che ben presto mi divenne fonte di nutrimento, come di inaspettata virtù.
    Non mancavano le discussioni fuori orario nel bar di piazza Governo, che una volta si chiamava Bar Dario, per cercare di alleggerire qualche paragrafo, per togliere vedove e orfane ecc. Con Plinio era facile raggiungere l’armonia estetica, e i suoi libri lo dimostrano.
    Anche ora continuo a immaginarmelo con in mano la sua inseparabile cartella, scarpe robuste e passetti svelti, come per concedere più spazio al tragitto.
    Ora ho il dono dei capelli bianchi, e la foto di Plinio col sorriso intimidito mi addolcisce la malinconia del suo ricordo. Con sentimento.
    Enzo

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  7. Caro Enzo, ti ringrazio per questo toccante ricordo di papà. Grazie.

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