Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

martedì 20 marzo 2012

Una perfetta solitudine.

(c) 2012 Donatella Luca

Questo disegno è un regalo di una lettrice, Donatella. Ispirato a una fotografia che era a suo tempo finita su questo Blog. Il titolo è: "L'attesa". Non facciamo altro, nella vita. Quando al telefono rispondiamo di essere sotto zero col tempo, quando dal BlackBerry ci parte una mail con tre parole senza verbi per dire che "sorry, no time", anche quando abbiamo il fiatone che arriva dall'alta parte del filo o dell'etere e a malapena riusciamo a dire nella cornetta del telefono (esiste ancora?) "butto giù un boccone e continuo a lavorare, sarà per un'altra volta".  Aspettiamo amici, colleghi, persone sconosciute. Amori. Aspettiamo che le promesse vengano mantenute. Aspettiamo che qualcuno si accorga di noi. Aspettiamo di essere capiti. Per me l'attesa più bella è quella che precede l'incontro con una persona che ha accettato di parlarmi. Di raccontarmi qualcosa: la sua vita, la sua versione dei fatti, le sue bugie, le sue speranze, le sue previsioni. La sua voglia di restare in vita. La sua paura di restare da sola. La sua rabbia verso il mondo. La sua scatenata ironia. I suoi dubbi. La sua ragionevole follia. Il suo dolore. La sua incolmabile fame di attesa. L'attesa è sempre uno stato di perfetta solitudine. L'attesa è specchio di quello che siamo dentro. Il disegno restituisce questo vuoto d'altro.

5 commenti:

  1. Un grande complimento a Donatella. Dev'essere bello saper disegnare e riproporre in questo modo (minuziosamente) 1 fotografia. Ha i dettagli della realtà immortalata. Per il tuo post sotto, dai un pó di umorismo e allora ti dico che la prossima volta a cena con Robert Fisk voglio venirci pure io a mie spese, con l'interprete, faccio da contorno. Promesso. Un grande. PS Gianluca grazie per le tue precisazioni e puntualizzazioni in merito ad Hadil. Buona serata a tutti. Leila

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  2. Caro Gianluca,

    Non riesco dirLe che questo: grazie. Grazie per ogni e singola parola scritta che rimbomba con forza in me, per questo testo così profondo perché Lei trasforma l’attesa e la solitudine in una possibilità d’incontro per e con l’altro.

    Donatella

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  3. Che bello il disegno! Ricordo anche la foto. Entrambi rendono bene l'idea di solitudine. Però il concetto che l'attesa è sempre uno stato di perfetta solitudine mi lascia perplessa. Forse anche per l'uso della parola "sempre", che non lascia scampo.

    L'attesa è specchio di quello che siamo dentro... Non ci avevo mai pensato. Mi accorgo ora di quanto questa tua affermazione sia vera: l’attesa riflette il nostro stato d’animo in quel momento.

    Ricordo quando a volte "mi creavo" l'attesa dalla fruttivendola, lasciando passare avanti altri clienti. Mentre venivano serviti mi guardavo attorno fra gli scaffali odorosi pieni di frutta e verdura pensando a cosa potevo comprare, e intanto ascoltavo curiosa gli scambi verbali, a volte divertenti, spezzoni condivisi di vita altrui.

    Per me l'attesa più bella è quella quando ho il tempo di aspettare. Quando non importa se sono in anticipo o se la controparte è in ritardo, perché non devo poi correre via. Allora capita che sono ben predisposta all'attesa e assaporo la sensazione di non avere niente da fare, di non dover fare niente. A volte non faccio proprio nulla, altre volte questi momenti (rubati alla vita o piuttosto regalati alla vita?) mi danno modo di guardarmi in giro, di guardarmi dentro, di cogliere sfumature che altrimenti mi sfuggono. Ne nascono pensieri che vengono e che poi se ne vanno. Hanno intensità in quel momento e poi svaniscono. Un po’ come una boccata di aria fresca.

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  4. Io penso che, l'attesa, è sospensione. Durante l'attesa non controlliamo nulla o quasi. Esiste solo lo scandire del suo tempo intenso. L'attesa è inesorabilmente aspettativa, sempre. L'attesa a volte è pericolosa, penosa, dolorosa, prolungata. Altre volte invece eccitante, euforica, divertente, evaporata. Se queste attese potessero stare in equilibrio, in armonia, creando una sorta di compensazione - non devono annullarsi ma riconoscersi - l'attesa non diventerebbe "limitativa". Perché se non mi accorgo di stare troppo ad aspettare l'attesa, di certo c'é qualcuno che fa. E di certo mi sto perdendo qualcosa.

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  5. Tante grazie a Leila e a Stefania per i loro complimenti.
    Donatella

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