Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

sabato 8 ottobre 2011

War is Personal (foto di Eugene Richards)

Click.

7 commenti:

  1. L'altra faccia della guerra, verrebbe da dire. La vita interrotta, rovinata, cambiata. Dalla parte dei buoni e da quella dei cattivi. Dalla parte di chi non ha nulla a che fare con tutti i giochi politici. Penso che sia l'unica faccia della guerra. Morte. Inutile. Comincio a pensare che la non violenza non porti abbastanza guadagno nelle tasche di non so chi. Perché non riesco ad immaginare un valido motivo per cui si continui ostinatamente a pensare che uccidere sia l'unico modo per sistemare le cose. Non trovo un unico motivo. Voi, l'avete trovato in queste fotografie... il senso?

    RispondiElimina
  2. vedo (in ordine alfabetico): abbracci, alberi, bandiere, commemorazioni, ferite, foto-ritratto, lacrime, lapidi, mutilazioni, protesi, sedie a rotelle, ustioni, veglia-funebre. Sento: affetto, attesa, depressione, disagio, disperazione, dolore, rabbia, rassegnazione. Ci sono: anziani, bambini, donne, figli, madri, mogli, padri, parenti, uomini. Ci siamo tutti. Perchè le guerre ci riguardano sempre. Protagonisti, vittime o semplici spettatori. Le sappiamo fare le guerre da sempre, la storia lo racconta. Così facendo, forse, non ci si rende conto che la prima vittima è la "verità". Abbattuta quella non ci si chiede nemmeno più il "perché" non sia pensabile una soluzione diversa. Forse, come dice Carol, troppi interessi in gioco ... E il dio denaro la fa sempre da padrone, costi quel che costi.

    RispondiElimina
  3. Ciao Leila,
    come puoi pensare ritrovo molto del mio pensiero nel tuo commento.
    Mi piace molto il tuo "modo" di analizzare ciò che vedi. Ti propongo un "gioco". Ti va di ordinare ciò che hai sentito secondo la "forza" con cui hai provato queste emozioni?

    RispondiElimina
  4. Ciao Carol, ci provo allora, faccio questo "riordino". Indicheró le emozioni per quello ch ho sentito, intendo come intensità (forza). Chiaramente il tutto è molto personale. A distanza di ca. 1 settimana, potrebbe capitare qualche interferenza sulla mia emotività immediata di allora. Forse saranno solo conseguenti. In primis lascio AFFETTO: è il sentimento che mi ha pervaso durante tutta la visione della sequenza fotografica (emozione più prolungata). Un affetto per tutti indistintamente. Trattasi, ai miei occhi, di vittime - chi per scelta o meno - la parte quindi più debole e alla fine di certo fra le perdenti. Poi ho provato DOLORE: menomazioni fisiche simili non possono che far male dentro e fuori. RASSEGNZIONE: qualora così colpiti nel corpo e nella mente (DEPRESSIONE) non puoi che piegarti al tuo destino. Ne subentra così la DISPERAZIONE per uno status difficilmente mutabile. Dovrai convivere con questo DISaGIO. Ti guarderai allo specchio e ti chiederai - cosa sono diventato?- e guardandoti dentro ti richiederai - cosa mi hanno fatto?- . Ed ecco quindi l'ATTESA: una vita che scorre scandita dai ricordi di quello che era prima e dai sogni di quello che avrebbe potuto essere. Tutto compromesso. L'ATTESA: finita e gioiosa dei bimbi per un padre tornato, non importa come, ma vivo. L'attesa invece delusa di chi aspetta chi non puó tornare. Resta la RABBIA. Sempre ultima. Quando monta su come un rigurgito, non la tieni più a bada e sa fare cose incontrollabili, indicibili. La rabbia mi fa sempre paura. Immagini quindi terribili (in tutte le loro sfumature) "inutili" (è provocatorio) ... Se solo imparassimo ad usare altri canali, altre forme comportamentali per rivendicare legittimamente quello che sentiamo come un bisogno quindi un diritto. Ma quel "se solo" - così minuscolo, così restrittivo-, proprio da solo dà il senso invece della vastità di tutti i drammi passati ed in corso dai quali non riusciamo ad imparare, che un altro modo di fare dovrebbe essere possibile. In un romanzo letto anni orsono sulla guerra nei Balcani, ricordo il pensiero della scrittrice che diceva (vado a mente): "era più facile correre sotto le bombe che camminare poi sulle macerie" ... Buona serata Leila

    RispondiElimina
  5. Petali
    contro la tua scorza,
    guerra.
    Morbida e malferma
    aspetto
    all'ultima uscita
    di fronte al cielo.
    Ciao, a presto! Sabrina

    RispondiElimina
  6. Ho seguito tutto con grande interesse. Grazie davvero per mantenere vivo questo blog.

    RispondiElimina
  7. Leila, grazie mille per aver accettato di ordinare (e non solo) quegli aggettivi.
    Trovo estremamente arricchente scoprire i modi diversi con cui le immagini si fanno "leggere" e come poi, ognuno di noi, riesce a condividere queste letture.
    Buona serata!

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.