Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

sabato 14 maggio 2011

La prima volta

La madre, all'orecchio, le sussurra un ultimo consiglio. Fra donne. La sposa, agitata, lo custodisce come un viatico. Attorno, il padre e tutti i parenti. Manca lo sposo, arriverà a momenti. C'è ancora il tempo per sedersi, l'attimo in cui è stata scattata questa fotografia. Attorno, tutti quelli che non c'entrano, ma proprio non c'entrano, si scambiano congratulazioni e auguri. La sposa, ora, è seduta. Sulla spalla destra, scoperta, un tatuaggio. In arabo, siamo in Medio Oriente. Fa un bel contrasto con il vestito bianco e la pelle che un vero colore, forse, lo riacquisterà soltanto dopo. Dopo che la sposa e il suo uomo saranno stati nella stanza d'albergo che li attende. Per la prima volta. Per le prime due ore di intimità vera. Nella hall dell'albergo, la giovane sposa è attraversata dal senso di un esame da superare, dall'ansia di essere all'altezza, dalla curiosità di sapere come mai sarà questa cosa per la quale ha atteso (ha dovuto attendere, l'hanno fatta attendere) cosi' tanto tempo e proprio questo uomo. Mi immagino che il tatuaggio dica: che Dio me la mandi buona.

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