Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

giovedì 5 maggio 2011

Divagazioni di un viaggiatore

Uno

Barack Obama: “dopo l’uccisione di Osama Bin Laden il mondo è piu’ sicuro”.  Intanto i servizi segreti e le polizie americane e di tutto il mondo hanno alzato il livello di allerta. Si temono attentati, la rappresaglia della rete di Al Qaida. Il mondo non è, tutto sommato, un posto piu’ sicuro da viverci.  Qualcuno mi dice la verità?

Due

Teleprompter: chiamato anche “gobbo”.  E’ uno specchio che, sistemato su una telecamera, consente a chi si trova davanti di parlare al pubblico leggendo cio’ che dice senza tenere fogli in mano, dando al pubblico l’illusione di un flusso di parole che nascono naturalmente dall’improvvisazione. E dalla preparazione. Il suo inventore, Hubert J. 'Hub' Schlafly Jr. è morto all’età di  91 anni.  Secondo alcuni ha reso la televisione fruibile,  soprattutto i telegiornali, evitando ai presentatori di cadere vittime di indugi, pause troppo lunghe, indecisioni, papere clamorose.  Barack Obama deve al teleprompter la sua elezione: il presidente USA legge ogni suo discorso da almeno due schermi situati nelle sale nelle quali si trova.  Ammettono di farlo anche i piu’ celebri presentatori TV, in tutto il mondo.  Senza il “gobbo” torniamo tutti umani: con le indecisioni che fanno della nostra esistenza un percorso avventuroso. E di cio’ che abbiamo da dire, al nostro vicino di casa o al mondo, una testimonianza autentica.


Tre

175 all’ora.  E’ la velocità con cui il mio autista egiziano sta sfrecciando dal confine con la Libia verso il Cairo. Il sole è tramontato, per strada (una strada piena di buche) poche macchine ma molti autocarri in movimento a luci spente.  La vita, nel paese dei faraoni, si misura in millenni. Gli egiziani sono, praticamente, immortali.

Quattro

Minuscolo: ha la pelle scura, è alto un metro e venti, indossa una divisa perfettamente stirata e perfettamente aderente al suo corpo di bambino.  E lui è un bambino! Dirige il traffico a un incrocio di Bengazi. Il semaforo è spento, c’è questo ometto in mezzo alla strada a cui non serve nemmeno il fischietto per farsi rispettare. Alza il braccino, come catapultato verso l’alto  da una molla, e le macchine frenano. Rispettato. Temuto. Ammirato. Il poliziotto bambino sta gestendo la straordinaria transizione dalla dittatura alla democrazia.  E funziona.

Cinque

Zurigo: mi arresti, mi metta in prigione, getti pure la chiave. Mi viene da dirlo alla ragazza, bionda, in uniforme (Kantonspolizei Zuerich) che mi sta davanti al controllo bagagli a mano dell’aeroporto di Zurigo.  A un controllo chimico (routine) il mio bagaglio è risultato positivo al test degli esplosivi. Me lo sono portato ovunque, un giorno o l'altro doveva succedere: Gaza, Libia, Afghanistan (v. foto sopra), Libano. Qualcosina di esplosivo - dico: una particella minima – ci sarà pure restata, è normale. Vallo a spiegare (e dimostrare con tanto di tessera stampa ecc.) alla giovane addetta alla sicurezza. L’aereo, tuttavia, non l’ho perso. Succedeva prima della morte di Osama Bin Laden. Fosse successo dopo mi avrebbero lasciato passare con tanto di “buongiorno”. Non ne dubito. Vorrei tanto non dubitarne.   

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